Livorno, 12 aprile 2023 – Voglia di venire a Livorno, di programmare una stagione e, soprattutto vincere.
Si è presentato per la prima volta Joel Esciua, il nuovo proprietario dell’Unione Sportiva Livorno 1915, che ha parlato con entusiasmo (e un italiano perfetto) del suo innamoramento per la città e la squadra, per la storia, i valori e le opportunità.
L’introduzione
A parlare nella conferenza stampa sono stati per primi il sindaco Luca Salvetti e il presidente onorario Enrico Fernandez Affricano. Questi i loro interventi brevi: «Una giornata significativa per il calcio livornese. Più di due anni fa avevamo una società con persone che facevano interessi propri e non della città, con un debito di tre milioni e mezzo – ha detto il primo cittadino – Adesso c’è una società sana e Toccafondi va ringraziato per questo di qui all’eternità, i risultati sportivi sono un’altra cosa». «Spero che la tua venuta a Livorno ci permette di tornare nel calcio che ci meritiamo, oggi ripartiamo e noi ti siamo vicini» ha aggiunto Fernandez.
"Amala o lasciala”
È così che il microfono poi è toccato a Joel Esciua: «Come dicono in Brasile, a San Paolo, «Amala o lasciala» e secondo me questo vale per Livorno. Ti coinvolge completamente e la ami in tutto per tutto, o allora non vieni. La mia è stata una scelta ponderata che si è materializzata dopo due anni e che è stata frutto di una trattativa abbastanza veloce e pensate bene».
Il nuovo presidente amaranto, che prenderà la gestione dal 30 giugno 2023, ha toccato tantissimi punti. Eccoli nel dettaglio.
Il budget
Sul budget per la Serie D: «Ho numeri che sono punti di riferimenti come li ho per altre cose, per vincere un campionato. So quanto ha speso l’Arezzo o in piazze molto simili, so quanto ha speso la società di Paolo e dico che spenderei i soldi in maniera diversa. I numeri non devono essere un criterio, ma è chiaro che dovremmo puntarci. Spero con grande convinzione che non sarà questo che limiterà le nostre chance, spero che con poche persone giuste e competenti faremo pochi sbagli. Sia questo, che l’impegno che la parte economica non mancheranno».
Il percorso
Il percorso lavorativo personale: «Sono partito dal Brasile e ho accetto la sfida di mio padre che voleva spronarmi a fare oltre. Mi disse che non avevo fatto bene a Londra e New York nel campo della finanza, sono partito per Londra. Ho avuto fortuna, perché conta anche quella, lavorando per 30 anni con il più grande imprenditore inglese specializzandomi nei mercati emergenti.
“Serie B in 5 anni”
Sugli obiettivi e garanzie da dare ai tifosi: «In 5 anni vorrei arrivare in Serie B. Sulle garanzie rispondo in maniera sibillina: Ho un piano di cinque anni con la possibilità di partire bene e con risorse proprie per tornare nei professionisti. Quando saremo lì impiegheremo altre risorse per vincere un campionato difficilissimo come la Serie C dove su 60 squadre passano in quattro. Lo sforzo sarà molto più importante, ma noi ci sentiamo di poter sostenere".
"Come Atalanta e Udinese”
Ci tengo a dire una cosa. Le dinamiche del calcio sono cambiate, i presidenti delle nuove società sono multiproprietà o squadre calcistiche che comprano altre squadre o fondi di investimento. C’è una dinamica che è cambiata, noi non siamo a questi livelli qui. In altri momenti se fosse necessario ho già fatto il giro di quelli che sarebbero appoggi importanti. Ma io ho e credo in una nostra sostenibilità economica, vogliamo essere come l’Atalanta e l’Udinese».
"Livorno è una sfida”
Il legame con Livorno: «Come tanti sapevo che Livorno era una città importante, ma non era una città d’arte e dove uno non viene. Sia la città che la squadra sono un diamante grezzo, va modellata sfruttando le caratteristiche speciali di chi ci lavora. Qua c’è gente aperta e passionale e con una sana diffidenza. Mi sono rispecchiato a pieno nella gente di Livorno e nella multietnicità non scontata di una città».
Perché Livorno: «Questa è una sfida difficile, all against the odds. Qua c’è del potenziale, si parte da una società sana che ha fatto le cose con grande volontà e buona fede permettendoci di partire con delle buone basi. Sapevo e so dove mettere i piedi – ha aggiunto – Il primo è tornare nei professionisti subito, non posso prometterlo ma si farà tutto e per tutto. Il progetto deve essere vincente, abbiamo la fortuna di partire presto e possiamo fare bene da luglio in poi. Partire bene, veloci e decisi».
"Qui si respira calcio”
Sulla città: «Questa città respira il calcio, per numero di punti siamo avanti anche a città nemiche e non menzionabili. Ho passeggiato tanto nei bar per capire e respirare l’atmosfera, qua ho capito che il calcio è importantissimo. Ci sono tante squadre dall’Armando Picchi alla Pro Livorno Sorgenti, ci sono tantissime realtà. Ho fatto tanta ricerca video sulla storia del Livorno, ho guardato la partita con l’Auxerre.
"Puntare sui giovani”
Sui giovani: livornesi «Per quanto riguarda i giovani tocca a tutti noi che siamo in contatto con loro, le generazioni sono cambiate. Portare un ragazzo e stare attento novanta minuti quando esiste un mondo virtuale è difficile. Dobbiamo connettere i giocatori a loro, dobbiamo fare tutti un lavoro di penetrazione con i giovani perché sarà veloce se fatto bene».
"Ci vuole anche lo stile”
Sul futuro: «Possiamo già definire gli identikit giusti per vincere il campionato di Serie D e soprattutto vogliamo far tornare la gente allo stadio. Oltre alle vittorie deve arrivare lo stile, l’impegno e l’atteggiamento vincente sia in campo che fuori – ha sottolineato – L’ho capito venendoci spesso. Impariamo qualcosa dalla pallacanestro che ha fatto 30mila persone in quattro partite. Nel calcio c’è una generazione di fedelissimi che non si è rinnovata, vogliamo riaccendere la scintilla e riavvicinare tutti alla squadra.
"Mai più brutti campi per allenarsi”
Sul campo della PLS: «Voglio che sia chiaro che non c’è ancora nulla di deciso, siamo arrivati da poco. Ma una cosa è certa: Non ci alleneremo più in un campo come quello della Pro Livorno Sorgenti che ci è costato tanto a livello di infortuni e non certezze. Vincevamo meno del 50% dei contrasti e gran parte la colpa è del campo. Abbiamo varie soluzioni, nel caso in cui non si possa fare qualcosa abbiamo una sicurezza: il Coni di Tirrenia che è una struttura non nostra, ma su cui possiamo fare affidamento. Ci impegniamo però anche a trovare altre soluzioni più idonee. Questa cosa del campo è un vero problema ed è inaccettabile”.
"Livornello? Parliamone”
Su un eventuale Livornello: «Tantissime squadre di Serie A non hanno avuto un Milanello e un Appiano Gentile o magari un Novarello (Novara ndr) che non ha funzionato. Per la geografia che abbiamo e gli spazi in provincia le scelte sono obbligate o dobbiamo essere creativi. Possiamo anche partire da zero o farlo leggermente fuori da Livorno. C’è una volontà? Dico assolutamente di sì perché creo un valore, ma al momento sono ipotesi».
"Si parte per vincere”
La parte tecnica: «Si parte per vincere, ma non dimentichiamoci dove siamo. Siamo in Serie D e a livello calcistico dobbiamo vincere contro squadre di Serie D e in campi di Serie D. In casa abbiamo un ruolino di marcia ottimo, anche grazie al campo, in trasferta siamo da play out e mi sono chiesto il perché – ha continuato – Una delle spiegazioni che è un problema di testa, troppo grande la maglia non regge completamente perché al Picchi facciamo bene. Il problema è fisico, giochiamo in campi osceni e facciamo fatica».
"Sfruttare il fattore tempo”
La data della ripartenza: «Bisogna capire fino a quando certi addetti ai lavori sia di Serie D che di Serie C sono impegnati, l’idea è quella di non partire tardi. Il fattore tempo è cruciale per cercare i candidati, vogliamo partire prima degli altri. Quest’anno importa tutto, dai conti alle infrastrutture, ma conta vincere. Sfruttiamo il fattore tempo per identificare la nostra struttura e le persone che vorremmo qua presenti – ha detto – Direttore sportivo e allenatore sono un’accoppiata che va di pari passo, vogliamo qualcuno che abbia vinto in questa categoria».
"Mi interessa solo il calcio”
Sulle opportunità di Livorno città: «Voglio essere chiarissimo, non vengo perché c’è qualcosa di altro oltre alla squadra calcistica. Una città come questa, dove c’è una tradizione storica e anche di turismo, merita di avere tantissime cose che devono essere valorizzate. Chiaramente ci sono dei collegamenti con il mondo della finanza e dei fondi, ma al momento non c’è assolutamente niente».
"Ci vogliono più tifosi”
Sui tifosi: «Sono andato in trasferta in campi che spero più di non vedere, ho visto tifosi che si comportavano bene e in un ottimo numero. Anche nei momenti difficili li ho visti comportarsi bene e con rispetto, ma ne vogliamo di più e questo dipenderà da noi.Il primo incontro con la squadra: «Con i giocatori ci ho parlato a gruppi di quattro. L’anno scorso abbiamo fatto una stagione ottima, mancano quattro partite fondamentali, i playoff sono soltanto due gare dove può succedere di tutto. La gente si ricorda come si finisce, non come si parte. Cerchiamo di fare una stagione opposta all’Eccellenza dove siamo partiti benissimo e abbiamo fatto male alla fine».