Livorno, 28 maggio 2019 - Quella catenina, con un piccolo corno d’oro, non si vede, è mascherata dalla camicia bianca e dalla giacca sale e pepe. Ma Luca Salvetti la custodisce gelosamente, è il suo amuleto che mostra velocemente per proteggere quella scaramanzia che ad un aspitante sindaco non guasta.
Il giornalista televisivo prestato alla politica sta giocando una delle sue partite più difficili; il risultato delle urne, per ora, lo ha premiato incassando quel 34% di consensi che lo manda dritto al ballottaggio come candidato sindaco più votato. Lo sfidante è Andrea Romiti, commissario di polizia.
«Romiti – ha detto Salvetti – ha una buona dose di simpatia, e tempi comici. Ma la simpatia non basta quando si parla del futuro di una città». Sono le prime stoccate di quindici giorni intensi per Salvetti e la sua squadra: obiettivo è scongiurare lo scenario di cinque anni fa – tutti contro il candidato del Pd – e conquistare il Comune.
«Siamo in una fase diversa – dice l’aspirante sindaco – perché nel 2014 il Pd pagò la sua supponenza. Oggi c’è la consapevolezza che non basta più a se stesso e che per battere la destra bisogna aprire alle forze antifasciste. La città deve rialzare la testa».
Cinque anni di riflessione forzata per un Pd che ha scelto un candidato civico e cinque anni di amministrazione grillina che, visti i risultati, non è piaciuta ai livornesi. «Conosco tante persone che nel 2014 hanno votato il Movimento – dice Salvetti – avevano tanti sogni, convinzioni e idee. Ma chi ha governato non è stato all’altezza delle aspettative».
A questi elettori ‘delusi’ che domenica scorsa sono rimasti a casa, ora Salvetti strizza l’occhio. «Perché no?» dice. E il filo rosso della strategia per i prossimi giorni sarà proprio la paura che il Comune finisca in mano a Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. «La destra cresce in maniera preoccupante in Italia, in Toscana e anche nella nostra città – dice Salvetti – una destra lontana anni luce da me e dalla mia famiglia. Sarà una bella sfida».
Mentre Salvetti parla, il segretario comunale del Pd Rocco Garufo osserva a distanza. «Abbiamo tenuto bene, ora dobbiamo aprire alle altre forze della sinistra; dobbiamo individuare tre o quattro punti sui quali confrontarci». Non c’è boria nelle parole del segretario del Pd, anche se i risultati delle urne premiano via Donnini.
«Ci siamo lasciati dietro le spalle tanta autoreferenzialità – dice Garufo – non c’è più la vocazione maggioritaria ma abbiamo costruito un’alleanza importante e scelto un candidato civico, puntando sull’innovazione dei programmi». Salvetti e la sua coalizione di centrosinistra trascinata dal Pd hanno vinto una battaglia, ma la strada per vincere la guerra è ancora lunga.
michela berti