Livorno, 21 novembre 2021 - Ha preso il voto ’sette e mezzo’ la giunta comunale del sindaco Luca Salvetti passata al setaccio dal segretario comunale del Pd Federico Mirabelli. ’Sette e mezzo’, giudizio buono: "Ma si può arrivare a otto e mezzo". Come? Il Pd detta le priorità mettendo in fila, con un certo garbo, prima le cose fatte in questa metà di mandato, poi quelle da fare. "Il 2022 sarà per noi l’anno decisivo – dice Mirabelli in conferenza stampa con il suo braccio destro Alessio Quintavalle il religioso silenzio – quello della svolta. Faremo un’iniziativa pubblica con le altre forze della maggioranza perchè bisogna allargare il confronto nel centrosinistra".
Tanta carne al fuoco con una priorità però: il lavoro. "Chiediamo al sindaco gli Stati generali sull’economia locale. Qual è la città che vogliamo?". Oltre cinquantamila disoccupati su una popolazione di 160mila abitanti sono davvero troppi e il tema dell’occupazione deve diventare prioritario nelle strategie dell’amministrazione.
"Abbiamo un problema di prospettiva – ha rimarcato Mirabelli – dall’Eni alla Wass passando per l’automotive". Dal porto con "il percorso ripreso della Darsena Europa" alle infrastrutture "i collegamenti ferroviari e viari con il nostro scalo non sono più rimandabili"; dal piano di rigenerazione del centro storico allargato "dove serve un cambio deciso sul sistema della raccolta dei rifiuti, noi proponiamo il servizio notturno" al nodo mobilità "abbiamo approvato il Pums, ora servono modifiche graduali perchè non si può puntare a una mobilità sostenibile facendo la guerra ai mezzi privati, così non otteniamo nente". Mirabelli ha infilzato una serie di "chiediamo al sindaco" compresa la richiesta di imbracciare la bandiera della sanità livornese che rischia di essere svuotata in attesa del nuovo ospedale. "Inaccettabile – ha detto il segretario del Pd – che dopo due anni e mezzo non ci sia ancora un primario stabile a chirurgia. Siamo preoccupati. Il sindaco deve difendere la sanità livornese".
Dunque ieri il Pd ha dettato la linea politica che si dovrà tradurre poi in atti amministrativi al primo cittadino che, in questi due anni e mezzo, ha spesso cercato di smarcarsi dal fardello di un partito che può risultare ingombrante per un sindaco senza tessera. Ieri in via Donnini, il Pd ha ripreso la barra.