L'anteprima nazionale del nuovo libro di Marco Ferri ai Bottini dell'Olio

Domani alle 17.30 nella sala conferenze della Biblioteca dei Bottini dell'Olio si terrà la presentazione del libro "Il partigiano che divenne imperatore". Sarà presente anche l'assessora alla Cultura Angela Rafanelli

I tre protagonisti del libro di Marco Ferri "Il partigiano che divenne imperatore"

I tre protagonisti del libro di Marco Ferri "Il partigiano che divenne imperatore"

Livorno, 7 aprile 2025 - Domani, martedì 8 aprile, alle 17.30 nella sala conferenze della Biblioteca dei Bottini dell’Olio si terrà l’anteprima nazionale del volume di Marco Ferrari "Il partigiano che divenne imperatore" edito da Laterza. Interverranno l’assessora alla Cultura del Comune di Livorno Angela Rafanelli, la direttrice di Istoreco Livorno Catia Sonetti e Italo Poma, presidente dell’Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna. L’iniziava è promossa dal Comune di Livorno, dalla casa editrice Laterza, da Istoreco e Aicvas in occasione dell’ottantesimo Anniversario della Liberazione.

Marco Ferrari, giornalista e scrittore spezzino, a lungo giornalista dell’Unità in Toscana, per Laterza è autore di “Mare verticale. Dalle Cinque Terre a Bocca di Magra”; “L’incredibile storia di António Salazar, il dittatore che morì due volte”, tradotto in tutto il mondo; “Ahi, Sudamerica! Oriundi, tango e fútbol” e “Alla rivoluzione sulla Due Cavalli con Ritorno a Lisbona 50 anni dopo”.

Scrive lo stesso autore in merito al suo ultimo lavoro:

“Il volume Il partigiano che divenne imperatore, tra saggistica e romanzo, narra le avventure di tre antifascisti italiani, reduci dalla guerra di Spagna, scelti dai servizi segreti francesi e britannici per organizzare la resistenza in Etiopia agli occupanti fascisti. Si trattava di Ilio Barontini, Anton Ukmar e Domenico Bruno Rolla. Una storia in cui si respira l’odore acre del Novecento ma che potrebbe uscire dalle pagine di Graham Greene. Il partigiano che venne nominato vice imperatore d’Abissinia è appunto Ilio Barontini (Cecina, 28 settembre 1890 – Scandicci, 22 gennaio 1951), perseguitato dal fascismo, fuggì da Livorno nel 1931, raggiunse l'apparato clandestino del PCd'I a Parigi, si trasferì in Unione Sovietica e nel 1936 fu inviato nella guerra di Spagna diventando l’eroe della battaglia di Guadalajara, dove le brigate internazionali sconfissero i fascisti. A Parigi venne scelto da etiopi, francesi e britannici per una missione rischiosissima: organizzare le forze partigiane abissine che dovevano resistere alla conquista fascista. Raggiunse le zone sotto il controllo della resistenza attraversando Egitto e Sudan con le credenziali di Hailé Selassié trascritte su fazzoletti di seta per sfuggire al controllo nemico. Nell’estate del ’39 venne raggiunto da Anton Ukmar, ex ferroviere sloveno di Gorizia conosciuto in Spagna, da Domenico Bruno Rolla, antifascista spezzino, dal colonnello Paul Robert Monnier del Deuxième Bureau, il servizio di informazioni militari, che morirà poco dopo, e dal segretario del Negus Lorenzo Taezaz. Mussolini aveva conquistato con l’uso dell’iprite i villaggi e le città più importanti, la ferrovia Addis Abeba-Gibuti e le principali vie di comunicazione, ma una parte considerevole del territorio era ancora in mano agli Arbegnuoc, i patrioti etiopi. Barontini formò un esercito di oltre 250 mila uomini composto da piccole formazioni mobili e venne nominato dal Negus, in esilio in Gran Bretagna, vice-imperatore di Abissinia. Dotato dello scettro imperiale, il comunista di Livorno tenne a bada i vari ras, portò a termine missioni importanti e pubblicò un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”, tanto da diventare una leggenda. La missione terminò nel giugno 1940, quando i tre italiani intrapresero la via del ritorno tra malattie e assalti di predoni. Si ritrovarono miracolosamente vivi a Khartum dove scattarono l’unica fotografia che li ritrae tutti e tre insieme.