VALERIE PIZZERA
Cultura e Spettacoli

Elba Isola Musicale d’Europa: l’arte di Edelmann, direttore con l’asso nella manica

Intervista al punto di riferimento, da 27 anni, della rassegna

Edelman con la grande pianista Martha Argerich

Edelman con la grande pianista Martha Argerich

Portoferraio, 1 settembre 2023 - George Edelmann non molla. Del resto come potrebbe farlo un uomo della sua tempra. Dopo ventisette anni il Festival «Elba Isola Musicale d’Europa» non ha perso lo smalto. Ogni edizione ha un asso nella manica.

Un’emozione evanescente da cogliere al volo. Perché Paganini non ripete. L’artefice di tanta meraviglia è lui. Musicista e direttore artistico di fama internazionale, George è un uomo di mondo, ucraino di Leopoli di padre ebreo e mamma georgiana con un vissuto tra New York, l’Italia e Parigi.

Quali sono le novità dell’edizione 2023?

Quest’anno ci sono due nuove location, la bella Chiesa del Santissimo Sacramento e il Chiostro della De Laugier a Portoferraio. Entrambi con una formidabile acustica. E poi continuiamo con il progetto dell’orchestra che già lo scorso anno ha messo insieme i musicisti di 16 nazioni diverse. Gli artisti più affermati creano dei programmi ad hoc per noi e portano i loro studenti. Abbinare la professionalità di grandi musicisti che girano il mondo con l’entusiasmo dei giovani è una miscela feconda che da frutti incredibili. Poi, ci tengo a dirlo, abbiamo inaugurato il festival con un omaggio all’Ucraina fuori programma: un pezzo di Valentyn Sylvestrov suonato dal grande Gidon Kremer.

Come sono cambiati l’Elba e il festival in questi 27 anni?

L’isola d’Elba è migliorata moltissimo pur mantenendo la sua integrità, a differenza di località come Monterosso alle Cinque Terre che sono state completamente distrutte dall’ondata turistica. È cresciuta la qualità dei prodotti: vino, olio, miele e c’è una maggiore attenzione alla qualità. Il festival nel tempo è riuscito a mantenere la stessa intensità degli esordi, amalgamando musica classica e contemporanea cosi come l’isola è una miscela di meraviglie naturalistiche e storiche.

Cosa ricorda di questi anni di festival così a bruciapelo?

Penso a Mario Brunello, il musicista che dal 1997 è stato sempre con noi, e che mi ha dato lo stimolo a cercare un contatto con la natura. Con lui ci siamo arrampicati sul diaspro verso il Castello del Volterraio, abbiamo suonato nel giardino di aranci davanti al Penitenziario di Porto Azzurro e alla Fortezza Pisana di Marciana, siamo saliti alla Madonna del Monte dive ci hanno seguito 300 persone. Poi resta indelebile il ricordo della magia di Pianosa nel 1998, quando gli uccelli ti si posavano in mano. A Pianosa siamo già stati 4 volte.

Quest’anno volevamo sperimentare Capraia ma il meteo ci ha fermati. Cosa ci riserverà il 2024?

Intanto spero che il nostro primo concerto di aprile 2024 di anticipazione del festival possa segnare la riapertura del Teatro di Vigilanti, ora chiuso per restauro, così come contribuimmo a farlo riaprire con la prima edizione del festival nel 1997 con Massimo Scelza. Poi ci saranno degli omaggi importanti per tutti i musicisti perché ricorrono gli anniversari di Anton Bruchner e Arnold Schönberg. Inoltre vorrei fare un omaggio a Claudio Abbado con cui ho lavorato a Ferrara per tanti anni perché il prossimo anno ricorrono i 10 anni dalla sua scomparsa.

Nel 1978 è emigrato dall’Ucraina negli Stati Uniti con la sua famiglia?

Si è stata la prima migrazione, arrivare a New York è stato uno shock, la vita da emigrato era dura. Poi ho scelto di vivere a Parigi, perché c’era più libertà. Certo adesso tutto è cambiato, c’è più animosità interna. Oggi siamo tutti contro tutti.

Da ucraino cosa pensa dei recenti accadimenti?

Sono allibito, fino al 23 febbraio scorso pensavo che si trattasse di un bluff, una strategia per mostrare i muscoli. Putin ha commesso un errore abissale e inflitto sofferenze inaudite andando ad uccidere e affamare un popolo. L’Armata Rossa ha rivelato tutta la sua debolezza morale, militare e fisica. Inoltre ha resuscitato la Nato ed evidenziato la corruzione dell’Occidente farcito di lobbisti putiniani.