
Marcello Bartolomei con Bud Spencer sul set di 'Bomber'
Livorno, 29 maggio 2019 - Il ricordo di Bud Spencer è ancora vivo negli occhi e nella memoria di Marcello Bartolomei. Era proprio lui che in ‘Bomber’ aveva allenato Giorgione, il pugile protagonista della pellicola del 1982 divenuta poi un cult del cinema italiano. Lo ricorda nella quotidianità del set livornese, Bud Spencer, ma anche al di fuori «quando la sera ce ne andavamo a bere una cosa parlando di tutto», ha raccontato Bartolomei. «La produzione all’epoca prese contatti con la realtà locale dell’accademia pugilistica dove mi allenavo al fianco di Piero Del Papa, passato alla storia per lo sketch di ‘Osvaldo’ – ha proseguito – Così sono entrato nel cast. E a Giorgione ho insegnato tutto di come si sta sul ring, come ci si muove».
Il film ha avuto come location luoghi cari alla città e all’intero litorale, a partire dal porto di Livorno passando per Tirrenia e poi Marina al cimitero di via Pietrasantina «dove io spezzavo le mani al ragazzo, che poi avrebbe perso l’incontro sul ring. Incontro e gran finale che venne filmato a Forte dei Marmi», ha ricordato. Quello che Bartolomei ricorda con più affetto è il tempo passato a girare il film. «Le riprese durarono 22 giorni durante i quali stavamo sempre insieme. La vita sul set con lui è stata qualcosa di magico, Carlo Pedersoli era una persona meravigliosa. Era proprio come te lo immaginavi: grande e buono – ha raccontato l’attore pisano, che nella sua carriera di film ne ha girati 15 e va particolarmente fiero di ‘Tiburzi’, del 1996 – Era sempre il primo la mattina ad arrivare e dire ‘Buongiorno Marcello’. Mangiavamo insieme in pausa pranzo, si faceva un piatto memorabile con un chilo di spaghetti. Poi lo vedevi, abbassava la testa per la prima forchettata e partiva come una turbina».
«Nel suo personaggio, di lui, c’era proprio tutto. Senza dimenticare il messaggio intrinseco delle pellicole con Bud Spencer – ha sottolineato – Non si vede mai sangue, né violenza ma solo degli ‘schiaffoni educativi’. E ogni film lasciava dietro di sé una morale: i ragazzi si sentivano protetti da lui vedendolo recitare. Sono in molti nel tempo ad avermi detto di essere stato fortunato ad averlo conosciuto grazie a questi film: merita in pieno la statua che gli tributerà la città di Livorno. Ce ne vorrebbe una anche per Piero Del Papa, a Marina». Dopo il cinema, la seconda pelle di Bartolomei è la palestra: «Sono tutt’ora maestro benemerito, la palestra è dedicata a mio figlio Carlo, che non c’è più – chiude – Il mio film preferito? ‘Lo chiamavano Trinità».