
Nada Parri e la figlia Elisabetta Wilkens negli anni Cinquanta
di Ylenia CecchettiCERRETO GUIDI (Firenze)Erano una trentina i compagni della 135° brigata Garibaldi Mario Betti: Milano, Oscar, tutti con nomi di battaglia. Sul suo ancora non c’è certezza, ma per chi l’ha conosciuta era semplicemente, incredibilmente Nada. Nada, "la donna coraggio che ha fatto la Resistenza inseguendo un grande amore". Nada che non aveva paura di essere se stessa. Nessuna paura di quei tempi in cui si preferiva morire piuttosto che tradire i valori in cui si credeva. Nada Parri era così. Non amava elogiarsi e metteva l’umiltà davanti a tutto, declinando addirittura l’offerta di candidarsi al Parlamento, perché non si riteneva all’altezza. Eppure oggi è la protagonista di "La ribelle, vita straordinaria di Nada Parri" libro di Giorgio Van Straten in corsa all’edizione 2025 del Premio Strega. Già presentato a Torino, Bologna e Roma, del libro si parlerà domani alla Villa Medicea di Cerreto Guidi, il comune di cui Nada è stata la prima sindaca nel 1975. Ed è proprio tra le pagine di un libro che Van Straten ha “incontrato“ per la prima volta la partigiana empolese, classe ’23, che nella provincia fiorentina ha saputo lasciare tracce indelebili di sè. Prima sindaca dell’Empolese Valdelsa - guidò il municipio cerretese fino al 1980 - Nada viene citata ne "Il buon tedesco", libro sulla diserzione tedesca. Se ne parla come la compagna di Hermann Wilkens, sottufficiale della Wehrmacht che decise di unirsi ai partigiani insieme a lei. Un disertore per i nazisti, un eroe per chi voleva liberare l’Italia.
Ottobre 1944: Nada matura la decisione di partecipare alla Resistenza nelle formazioni di montagna a Pontremoli, al Passo del Monte Cirone, per poi scendere in territorio emiliano. Nel frattempo, un amore travolgente. Van Straten si mette sulle tracce di questa storia inseguendo persone, documenti, fotografie. Nada aveva appena 20 anni quando di notte, insieme ai suoi compagni, attraversava i boschi nei giorni freddi e bui dell’inverno. Cuoceva pagnotte e pasta per tutti, arrangiandosi con quel che c’era in dispensa o che veniva rifornito dalla pianura.
"Gambe in testa e pronti a scappare quando c’erano i rastrellamenti. Nella nostra brigata - raccontò in un’intervista nel 2006 - non si parlava di politica, ognuno in cuor suo era animato da un istinto. Quello di voler bene agli ultimi, e così è stato. Abbiamo vissuto una vita primitiva, in capanne fatte di frasche. Ma il rispetto che ho avuto in montagna è inimmaginabile. Pur essendo una donna in mezzo a tanti, non ho mai ricevuto uno scherzo villano". Alle spalle un matrimonio infelice, dopotutto "17 anni sono troppo teneri per non commettere errori". Ed eccola a Marina di Carrara a lavorare nella bottega dei suoceri. Il 10 giugno del 1940, venti giorni dopo il suo matrimonio, l’Italia entrò in guerra. Con la partenza da volontario del marito si resero palesi le inclinazioni fasciste di quella famiglia nella quale non c’era spazio per lei e i suoi ideali. "Decisi di andarmene. Il fronte era vicino, la zona fu sfollata, eravamo in balia di nessuno". Dopo l’esperienza partigiana tornò a Empoli, ma il 2 giugno 1946, nascita della Repubblica, non riuscì a votare: aspettava la figlia Elisabetta Wilkens, che di quell’amore coraggioso oggi porta il nome. Una storia intima e delicata, frutto di 350 lettere che Van Straten ha saputo restituire alla comunità con rispetto e dolcezza.