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Fabrizio Barducci con la moglie Antonella
Tirrenia (Pisa), 25 agosto 2017 - «HA DEDICATO la vita alla famiglia ed è morto per proteggere suo nipote». Antonella non si capacita ancora di quello che è successo, troppo, tutto all’improvviso. Ha gli occhi lucidi mentre racconta dell’incidente di mercoledì sera, avvenuto intorno alle 20.15 sul litorale di Tirrenia, nel quale suo marito, Fabrizio Barducci, che tra pochi giorni avrebbe compiuto 62 anni, entrambi residenti a Prato nella zona di Santa Lucia, ha perso la vita travolto da uno scooterista livornese che viaggiava a velocità sostenuta. L'impatto violento non gli ha lasciato scampo: Barducci è morto poche ore dopo in ospedale a Cisanello, per le ferite interne riportate. Il bimbo, 2 anni, era in collo al nonno quando sono stati falciati dalla motocicletta. Il bambino è stato dimesso dal Meyer ieri sera, ha riportato solo qualche graffio a un labbro e a una mano.
«L’ha protetto sino alla fine, gli ha fatto scudo con il corpo – ha aggiunto Antonella –. Lo teneva stretto col braccio, poi il bambino è scivolato a terra e Fabrizio ha fatto un volo di venti metri. E’ morto per salvare il bambino altrimenti ora saremmo a piangere la perdita di due persone care».
Fabrizio era arrivato a Tirrena mercoledì per riprendere la moglie che aveva passato qualche giorno di vacanza insieme alla figlia e al nipote. La sera avevano deciso di andare a mangiare una pizza sul bagno e stavano attraversando la litoranea, dalla pensione verso il mare.
«Eravamo tutti insieme – prosegue la moglie – e abbiamo assistito impotenti all’investimento, è stato terribile. Mio marito camminava con il piccolo in braccio, dietro c’eravamo io, mia figlia e il suo compagno. A un certo punto è arrivata la moto che li ha presi in pieno. Mi si è gelato il sangue».
Barducci ha perso conoscenza ma grazie all’intervento dell’ambulanza e del medico ha ripreso conoscenza.
«Dall’ecografia non è emerso nulla di strano ma dalla tac i medici hanno constato che c’era un sanguinamento all’aorta – spiega la moglie –. Quando l’hanno portato in sala operatoria mi ha salutato e mi ha chiesto come stava il bambino, l’ha rassicurato dicendogli che le sue condizioni erano buone. Non l’ho più visto».
Barducci era stato assunto a tempo indeterminato dalla «Apollo» (azienda di Campi Bisenzio che produce tappezzeria per auto e treni) il primo agosto scorso dopo dieci anni di precariato nel settore delle spedizioni. Si era accontentato di quei lavori precari e saltuari perché aveva perso il posto in seguito alla chiusura della filatura nella quale lavorava.
«Era contento di aver trovato una sistemazione stabile, non ce la faceva più a fare il corriere – spiega Antonella in lacrime –. Faceva i conti di quanto gli mancava alla pensione e mi aveva detto di lasciare il lavoro, che avrebbe pensato lui a tutto. Io sto in cucina in una mensa di una struttura per anziani, è un lavoro duro e lui aveva pensato a me quando l’avevano assunto a tempo indeterminato. Siamo una famiglia di operai, gente semplice, non so perché questo destino sia toccato proprio a noi».
Antonella è in attesa che le venga restituita la salma, appena fatta l’autopsia disposta dalla procura, e intanto chiede giustizia.
«Voglio andare fino in fondo, lui l’avrebbe fatto per me – conclude –. Non ho ricevuto neppure una telefonata dalla famiglia del motociclista, ma non mi aspetto nulla».