MONICA DOLCIOTTI
Cronaca

Traffico di droga dal Sud America, il Procuratore Capo: “Livorno primo hub della cocaina”

Parla a La Nazione Maurizio Agnello, che fa anche il punto della situazione per la Procura

Il Procuratore capo Maurizio Agnello

Il Procuratore capo Maurizio Agnello

Livorno, 16 febbraio 2025 – Il Procuratore Capo di Livorno Maurizio Agnello, 58 anni, figlio d’arte (il padre magistrato, Gioacchino Agnello, è stato Presidente della Corte d’Assise che ha giudicato i così detti ’delitti politici’ tra i quali quello di Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica), ha fatto parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, dopo avere vissuto e lavorato in Sicilia (a Palermo e Trapani), ha lasciato la sua amata isola per assumere (il 4 novembre 2024) l’incarico al vertice della Procura della Repubblica di Livorno, in un “contesto del tutto diverso sul piano sociale, politico e criminale, rispetto a quello in cui ho operato per anni, – ci ha spiegato – che sto ancora studiando attentamente e per il quale ho uno stretto contatto con la Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, non perché il territorio di Livorno e dintorni siano a rischio infiltrazione della criminalità organizzata, ma perché il porto di Livorno è diventato il principale hub di ingresso della cocaina in Europa superando Gioia Tauro.

Un dato preoccupante.

“Noi abbiamo gli occhi bene aperti e le orecchie bene aperte in stretto contatto con la DDA di Firenze. Siamo noi di Livorno e Prato le Procure che si interfacciano di più con la DDA di Firenze, Prato per la criminalità mafiosa o para-mafiosa della comunità cinese, Livorno perché è il porto di ingresso in Europa della cocaina. Quando la cocaina arriva nei container, malgrado l’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza si siano dotati di mezzi tecnologici all’avanguardia (scanner), alla volte la cocaina sfugge alla rete dei controlli”.

Il porto di Livorno ha dimensioni notevoli.

“È una città nella città con cinque ingressi e altrettanti varchi doganali. Per cui la sorveglianza è molto complicata”.

Passiamo dal porto alla Procura. Quale indirizzo vuole dare agli uffici di via Falcone e Borsellino?

“Al momento del mio insediamento ho detto che noi dobbiamo dare un servizio di qualità e veloce alla nostra utenza, perché non c’è peggior giustizia di una giustizia lenta”.

Qual è il maggior problema che si trova ad affrontare a Livorno?

“La mancanza di personale negli uffici. A Trapani c’erano 54 dipendenti amministrativi che iscrivevano 5000 notizie di reato l’anno, qui a Livorno 6700 e abbiamo solo 26 dei 42 dipendenti in pianta organica. Scarseggiano i cancellieri. Tutto quello che esce dalla scrivania di un magistrato, passa dalla cancelleria. La data certa di un provvedimento del magistrato non è quella della firma, ma la data che viene messa dal cancelliere. Così ho scritto a chiunque potessi implorando personale...”.

Come fate a tappare la falla?

“Ci tocca sottoscrivere protocolli d’intesa con le associazioni di ex poliziotti, ex carabinieri, ricorriamo allo strumento del servizio civile, siamo con il piattino in mano a pietire personale”.

Personale sempre in affanno specie quando si tratta di gestire le urgenze?

“Sì, come i codici rossi che sono il 10% del nostro lavoro e vanno aumentando, per i quali eseguiamo da due a tre misure cautelari la settimana. Si lavora sulle urgenze, i turni e i codici rossi. Tutto il resto si fa quando c’è tempo”.