"Stiamo prendendo rigassificatori galleggianti di media taglia, 5 miliardi di metri cubi ciascuno, che vengono ormeggiati. In particolare su Piombino, posso anticipare che l’accordo preliminare prevede che, siccome una di queste navi non può occupare un molo per 20 anni, perché il porto ci perde, sarà ospitata per un periodo limitato, tipicamente 1-2 anni, il tempo di completare un pò più a largo il punto di innesco e di attacco alla tubazione". Lo afferma il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani in un’audizione alla Commissione Affari esteri della Camera.
"È un investimento - aggiunge il ministro - ma stiamo parlando di una frazione molto piccola rispetto al costo di affitto o di acquisto della nave in modo da tenere queste strutture abbastanza lontane e non occupare spazio pregiato nel porto". "Con un pò di buon senso e anche di buonafede nel disegno del progetto - conclude Cingolani -tutto è stato pensato per avere costi ridotti al minimo ed essere reversibile sulla scala della transizione ecologica, 2030-2032, poi si vedrà".
Dopo l’incontro della settimana scorsa dei tecnici Snam a Piombino, il ministro Cingolani ha quindi rivelato alcuni particolari importanti. In primo luogo Piombino è uno dei siti che ospiterà uno dei nuovi impianto di rigassificazione. In secondo luogo che verrà noleggiata una nave già pronta per essere utlizzata e proprio per accorciare al massimo i tempi, la nave sarà ancoreata nella zona con fondali a -20 metri del porto di Piombino, in attesa di realizzare le infrastrutture (la tubazione sottomarina e altro) necessari per un impianto off shore a diverse miglia dalla costa come quello di Livorno. Questo significa che una parte del nuovo porto di Piombino sarà occupata dal rigassificatore e non potrà essere utilizzata (servono adeguate distanze di sicurezza dagli impianti). L’area passeggeri non sarà interessata. Cingolani spiega che l’occupazione del porto sarà temporeanea (1-2 anni necessari ai lavori per l’off shore) ed ammette che sia un danno, ma un danno che deve essere calcolato per evitare problemi maggiori e cioè il razionamento del gas a tutte le famiglie e le aziende. Inutile sottolineare che l’Italia e l’Unione Euriopea non intendono più finanziare la Riussia di Putin e quindi si cerca di raggiungere l’indipendenza energetica attraverso altri fornitori di gas. Inoltre, anche ammettendo di voler continuare a prendere il gas da Mosca c’è il rischio concreto che per motivi legati a ritorsioni Putin decida improvvisamente di chiudere i rubinetti. Da qui la necessità di avere nuovi impianti. E’ chiaro che Piombino dovrà avere una contropartita e cioè finalmente lo sblocco di tutte le questioni in sospeso per l’area industriale.