
Il vescovo di Livorno Simone Giusti
Livorno, 27 aprile 2020 - Il "no" alla Messa nei giorni festivi o prefestivi nella fase due scatena le polemiche. I vescovi toscani non ci stanno e chiedono spiegazioni al Governo sul perché siano state ammesse le funzioni funebri ma non le normali Messe. Sulla questione interviene il vescovo di Livorno. "Siamo al teatro dell'assurdo - dice monsignor Simone Giusti - Certamente il numero dei fedeli in questo tempo di coronavirus deve essere contingentato, con le mascherine e i guanti, ben distanziati e possibilmente all’aperto e quindi non si capisce la logica che ha guidato il Governo a varare misure incomprensibili e perniciose per le libertà individuali e collettive: il cristiano è un cittadino della Repubblica come gli altri, con gli stessi doveri ma anche gli stessi diritti".
Il vescovo prosegue: "Ci sarebbe solo da ridere se non fosse che sono posizioni ufficiali del Governo della Repubblica Italiana. Se viene riconosciuto il diritto alla Messa funebre deve essere riconosciuto anche il diritto alla Messa in qualsiasi altra occasione. Perché quindi questa posizione governativa? Viene da chiedersi se non ci sia una tale ignoranza da parte di alcuni cosiddetti “esperti”, da essersi lasciati guidare nel formulare queste norme solo dall’emozione riguardante il commiato del congiunto, come ha fatto tra l’altro intendere lo stesso presidente del Consiglio. Questi sono veri e propri soprusi e avvengono quando l’ignoranza religiosa è tale da non comprendere più cos’è la Chiesa e le sue 26mila comunità parrocchiali".