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Piombino e l’occupazione: "Il modello è Genova"

Fiom e Uilm in campo, i sindacati preoccupati per il destino dei 1500 lavoratori

Piombino e l’occupazione: "Il modello è Genova"

PIOMBINO (Livorno)

Sono passati dieci anni esatti dall’ultima colata dell’altoforno alle Acciaierie di Piombino: 24 aprile 2014 – 24 aprile 2024. In questo periodo è stata salvaguardata l’occupazione di centinaia di lavoratori nonostante la fabbrica abbia funzionato solo in parte con i laminatoi delle rotaie. Ora, si potrebbe aprire un nuovo sviluppo del polo siderurgico con il progetto Metinvest Danieli da due miliardi di euro e con la riqualificazione degli impianti Jsw esistenti. Ma i sindacati temono che in questo delicato passaggio i 1500 lavoratori di Acciaierie, Piombino Logistics e Gsi, molti dei quali in cassa integrazione, possano rischiare di non essere reinseriti nei nuovi progetti. Per questo i segretari sindacali David Romagnani (Fiom) e Lorenzo Fusco (Uilm) hanno presentato una proposta alle istituzioni e alle forze politiche di Piombino.

L’idea è quella di dare vita ad un unico ’contenitore’, una società mista pubblico-privata che metta insieme tutti i lavoratori e che li tuteli tutti con la finalità del loro reinserimento nei nuovi progetti anche di Metinvest-Danieli. Una società che si occupi anche di formazione in modo da non vanificare i tempi di attesa e avere al momento opportuno lavoratori in grado di inserirsi in azienda. "Oggi – spiegano Romagnani e Fusco – serve una soluzione per la salvaguardia dell’occupazione che è composta da Jsw (1336), Piombino Logistics (130) e Gsi (50), circa 1550 lavoratori". "Come Fiom e Uilm – affermano i due segretari – riteniamo che la soluzione fattibile sia ricalcare ciò che è stato fatto a Genova nel 2005 dopo la fermata dell’altoforno nel 1999. Fu siglato un ‘atto modificativo dell’accordo di programma’ e fu creata una società per azioni costituita da Regione, Comune, Provincia e Sviluppo Italia, un soggetto indicato dall’allora governo. Nacque così la società per Cornigliano a cui furono attribuite le aree, dovendosi occupare della liberazione delle bonifiche e del risanamento, ma anche della tutela occupazionale e reddituale.

A Piombino la nascita di una società mista pubblico privata, con la partecipazione dei gruppi interessati alle aree siderurgiche, potrebbe avere i compiti di risanare e bonificare aree da restituire alla città o da dedicare ad altre attività senza assegnare fondi pubblici alla parte privata; i compiti di risanare le aree da assegnare ad infrastrutture pubbliche per lo sviluppo del porto e delle aree logistico portuali; potrebbe occuparsi della formazione e riqualificazione dei lavoratori, una vera formazione come avviene a Taranto con centinaia di ore di corsi e non le 4-8 ore di inglese. Bisogna ricordare che 2400 lavoratori fra diretti e indiretti del polo siderurgico, portano sul territorio oltre 70 milioni l’anno di monte salari e questo è un valore e una ricaduta per tutta la città, anche per il coommercio e le attività artigianali". Ad oggi i dubbi sulla costituzione di questa società sembra che siano stati posti proprio dal Governo. "Vorrei far presente – ha concluso Fusco – che dal 2005 a Cornigliano non è stato licenziato nessuno e questo è un modello che può essere replicato anche qui".

Maila Papi