REDAZIONE CRONACA

Costa livornese, invasione di "false" meduse: innocue per l'uomo, dannose per il mare

La minaccia trasparente: si nutrono di uova di pesce, possono compromettere la fauna ittica

Massiccia la presenza di ctenofori (questo il nome scientifico) lungo costa

INVASIONE di «false meduse» sulle coste livornesi, segnalata da Antignano al Fortullino. False meduse perché anche se appartentementemolto simili alle urticanti e gelatinose creature che solitamente ci invadono a fine estate inibendoci le ultime nuotate, i bizzarri e diafani animaletti a forma di pomodoro pelato avvistati in questi giorni nel mare livornese, non costituiscono un pericolo per l’uomo.

Si chiamano ctnenofori (dal greco portatori di pettini, per le minuscole ciglia che utilizzano per il movimento e che assomigliano a otto file di pettini) al posto delle cellule velenose hanno cellule adesive, con cui si attaccano agli organismi di cui si nutrono, utilizzando due lobi vicino alla bocca. Dette anche «noci di mare» (Mnemiopsis leidyi) sono originarie delle acque costiere dell’Atlantico occidentale e – spiega Arpat – sono arrivate nel Mediterraneo probabilmente trasportato nelle acque di zavorra delle navi. Il corpo è lobato e di forma ovale e trasparente, con quattro file di ciglia che corrono lungo il lato verticale emettendo luce blu-verde quando sono disturbati.

A differenza degli cnidari (meduse), gli ctenofori (Mnemiopsis) non pungono. Il loro corpo contiene acqua al 97% sono piccoli animali, di lunghezza massima di circa 7-12 centimetri e un diametro di 2,5 centimetri. Le «noci di mare» sono carnivore e consumano zooplancton, compresi crostacei, soprattutto uova e larve dei pesci, a volte mangia piccoli individui della propria specie. Hanno anche molti predatori come gli organismi dello zooplancton (Beroe e Scyphozoa), vertebrati, ecc.La grande tolleranza di questa specie ai diversi fattori ambientali lo rende capace di adattarsi a tutte le condizioni presenti in Mediterraneo.

Pur innocui per l’uomo quindi, rappresentano comunque un pericolo reale per il nostro mare. Come spiega Arpat, possono compromettere gli stock ittici, sia entrando in competizione con le altre specie, perché la loro dieta è costituita prevalentemente da uova e larve di pesce.

In tal senso Mnemiopsis leidyi è in grado di condizionare interi ecosistemi e ridurre drasticamente l’ittiofauna delle aree che riesce a colonizzare, naturalmente se ciò avviene in grandi quantità. Ecco perché questa specie è da tempo sorvegliata e le sue segnalazioni sono molto importanti. Arpat nell’ambito del suo lavoro di monitoraggio dell’ambiente marino, registra anche questi fenomeni che trasmette al professor Ferdinando Boero dell’università del Salento che coordina, a livello internazionale, il progetto sulle meduse e affini del Mediterraneo.