REDAZIONE CRONACA

Il pacemaker senza fili impiantato a Livorno, è uno dei primi in Toscana (e in Italia)

Passi giganteschi della tecnologia che consente procedure sempre meno invasive e dispositivi impiantabili sempre più sofisticati, miniaturizzati e connessi che consentono anche di ampliare il numero dei pazienti

Livorno, 5 febbraio 2025 - E’ stato impiantato all’ospedale di Livorno il primo pacemaker bicamerale “leadless” (detto anche senza fili, cioè senza elettrocateteri). Si tratta di uno dei primi impianti eseguiti in Toscana dopo l’approvazione europea e fra i primi in Italia.

La cardiologia e in particolare l’ambito dell’aritmologia interventistica (elettrofisiologia-cardiostimolazione) stanno vivendo una rivoluzione esponenziale, grazie all’innovazione tecnologica, che consente procedure sempre meno invasive e dispositivi impiantabili sempre più sofisticati, miniaturizzati e connessi. “I pace-maker tradizionali – racconta la dottoressa Enrica Talini – sono composti dal generatore che viene collegato ad uno o più elettrocateteri a seconda delle esigenze specifiche del paziente e, attraverso le vene del torace, arrivano alle cavità cardiache dove vengono ancorati per generare l’impulso elettrico”.

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Il pacemaker impiantato all'ospedale di Livorno

"A differenza di questo sistema di elettrostimolazione – prosegue – il sistema di pacemaker leadless è un dispositivo miniaturizzato (dieci volte più piccolo del tradizionale) che viene posizionato e ancorato direttamente dentro le cavità cardiache, senza nessuna residua comunicazione con l’esterno, capace di generare e trasmettere l’impulso al tessuto cardiaco”.

“I pace maker senza fili esistono da diversi anni – afferma la dottoressa Federica Lapira – e vengono impiantati su pazienti selezionati ma sono stati fino ad ora dispositivi leadless monocamerali (singoli pace-maker senza fili alloggiati nel ventricolo destro)”.

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La foto del team cardiologico che ha eseguito l'intervento innovativo all'ospedale di Livorno

Il rivoluzionario pacemaker bicamerale senza fili, unico attualmente sul mercato e denominato "Aveir Dr”, grazie a un salto ingegneristico sensazionale è la combinazione di due diversi e singoli leadless capaci di comunicare wireless tra loro e coordinarsi per garantire la sincronia cardiaca. Rispetto all’analogo dispositivo monocamerale (che consente di trattare solo il 20% dei pazienti) questo nuovo dispositivo consente di ampliare il numero dei pazienti.

La procedura di impianto consiste nel posizionare direttamente il pace-maker all’interno delle camere cardiache, attraverso un sistema di introduzione dedicato, con semplice puntura di accesso venoso femorale. Questo rende l’intervento minimamente invasivo, con un periodo di recupero post-operatorio meno restrittivo e più breve, non comporta cicatrici e la creazione di una tasca visibile a toracico, ma soprattutto riduce drasticamente i potenziali rischi di infezioni che tutte le protesi sottocutanee presentano. Il crescente incremento dell’aspettativa di vita, e con esso della prevalenza di malattie croniche, hanno favorito un progressivo aumento delle aritmie cardiache, che sono fra le cause più frequenti di mortalità, accessi al pronto soccorso e ricoveri.

“L’impianto di un pacemaker – spiega Emilio Pasanisi, direttore della cardiologia livornese - si rende necessario quando, a causa del rallentamento del battito cardiaco (bradiaritmia), il cuore non riesce più a sopperire alle richieste dell’organismo generando seri problemi di salute. Si consideri che In Italia si effettuano oltre 50 mila impianti di pacemaker ogni anno, in media 137 al giorno, con una crescita superiore al 30% negli ultimi 15 anni. L’impianto di dispositivi all’avanguardia leadless per il momento è riservato a pazienti selezionati, che non hanno accessi venosi percorribili per il passaggio degli elettrocateteri oppure che presentano alto rischio infettivo per varie patologie presenti. I pacemaker tradizionali per la loro collaudata lunga durata ed il costo più contenuto, rappresentano ancora il trattamento standard di pazienti con alterazioni del ritmo cardiaco, ma la tecnologia avanza a passi da gigante ed in futuro garantirà procedure sempre più sofisticate, a minor impatto e miglior outcome in generale”.

La procedura di impianto di Aveir Dr è stata eseguita nella sala di elettrofisiologia della cardiologia degli Spedali Riuniti, diretta da Emilio Maria Pasanisi. Al tavolo operatorio Federica Lapira (responsabile dell’aritmologia) e Enrica Talini; l’équipe medica interventistica completa è composta anche dai neospecialisti cardiologi elettrofisiologi, Marco Torre e Simone Taddeucci. Durante l’intervento fondamentale il lavoro di squadra, che ha compreso personale infermieristico specializzato (Romina Citi, Denise Mangiantini, Massimo Cataldo, coordinati attualmente da Selena Giorgino), la tecnica di radiologia, Simona Merlone.

Determinante il supporto del team di ingegneri bio-medici ultra-specializzati (Gabriele Mantica, Stefano Speranza, Francesco Pro, Francesca Luchetta). Presente in sala come supervisore il professor Antonio Curnis, esperto nazionale della procedura.

“Negli ultimi anni l’aritmologia di Livorno ha fatto un salto di qualità in termini professionali di elevato spessore – afferma Pasanisi - grazie alla presenza del nuovo angiografo ad elevata risoluzione ed all’acquisizione del sistema di mappaggio tridimensionale. Nel laboratorio diretto da Federica Lapira vengono eseguite pressoché tutte le procedure di elettrofisiologia-cardiostimolazione cardiaca, comprese le più complesse, come appunto l’impianto di leadless bicamerale e le ablazioni del substrato aritmico di fibrillazione atriale. Questo è stato possibile grazie ad un team interprofessionale, motivato ed espertizzato, di tutti i colleghi del reparto di cardiologia, della direzione medica ed infermieristica dell’ospedale e dell’appoggio della direzione aziendale”.