REDAZIONE CRONACA

Omicidio Della Volpe I dubbi sul cappellino

A trent’anni dall’omicidio la Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputato. Ernesto Fiumicello

La prova scientifica non è solida. E in un processo indiziario è decisiva. Così si torna un’altra volta davanti i giudici della Corte d’appello. A trent’anni esatti dall’omicidio. La Cassazione ha accolto il ricorso (La Nazione 10 giugno) dell’imputato Ernesto Fiumicello, 66 anni (difeso dall’avvocato Maurizio Milani), cognato della vittima, che si è sempre proclamato innocente, ed era stato assolto anche in appello. Ma la Procura aveva fatto ricorso agli ermellini e nel giudizio di secondo grado bis Fiumicello era stato condannato a 9 anni per l’omicidio. Il corpo senza vita di Francesco Della Volpe venne trovato per caso, il 1 luglio 1991, dai carabinieri in servizio operativo lungo il corso di una strada sterrata nel comune di Montescudaio. I militari trovarono un’auto con il cofano aperto e, quindi, notate all’interno tracce ematiche scoprirono il cadavere di Francesco Della Volpe, occultato in un fossato adiacente alla strada, ucciso per i numerosi colpi infertigli alla testa ed al torace con un martello ed un bastone. All’esterno dell’auto furono repertati: un cappellino da lavoro con tracce di sangue; un ciuffo di capelli; un bastone e un martello da carpentiere, intrisi di sangue (le armi del delitto). Sul cappellino furono trovate tracce di Dna di Fiumicello. Ma sul cappellino ci sono anche i capelli e tracce di sangue di un’altra persona, definita ’ignoto 2’. E’ il tassello che manca a tutta la vicenda. Il punto è cruciale: "La loro collocazione (riferita ai capelli) interna al cappellino determina la possibilità, quanto meno in linea teorica – rileva la Suprema Corte – che ad indossarlo fosse un soggetto diverso dall’imputato essendo, piuttosto fantasioso ipotizzare che, nel corso di un omicidio efferato, i due complici si perdano in azioni apparentemente inutili quali lo scambio di un copricapo ovvero che i capelli perduti da un soggetto che non indossava il cappellino cadano in terra proprio “centrando” il copricapo e collocandosi in esso". Così come non si può "escludere che l’imputato abbia indossato solo in passato, in modo duraturo, il cappellino, come da lui stesso ha dichiarato".

Carlo Baroni

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