Livorno, 23 settembre 2024 – Mentre si attende il via libera per l’avvio dei cantieri della bioraffineria Eni, i sindacati chiedono un passaggio al ministero delle Imprese per avere garanzie sulla tutela dell’occupazione.
Eninei giorni scorsi ha infatti comunicato che a breve ci sarà “il via ai cantieri per la realizzazione della bioraffineria di Livorno”, confermando in una nota che è stata ottenuta l’autorizzazione da parte del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) di concerto con il ministero della Cultura (Mic) - acquisiti i pareri dell’Istituto Superiore di Sanità e della Regione Toscana. L’istanza di Valutazione di impatto ambientale (Via) era stata presentata nel novembre 2022. La costruzione della terza bioraffineria in Italia, ha sottolineato ancora Eni, “inizierà non appena il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica rilascerà, di concerto con gli enti locali, l’Autorizzazione Unica e il relativo permesso a costruire”. La raffineria è basata su tecnologia Ecofining e avrà una capacità di 500.000 tonnellate/anno. La realizzazione è prevista entro il 2026.
I sindacati chiedono però garanzie. “A seguito del giudizio positivo del ministero sulla compatibilità ambientale del progetto riguardante la bioraffineria Eni di Stagno riteniamo opportuno aprire alcune riflessioni. Sarà intanto fondamentale tenere bene accesi i riflettori sull’impatto occupazionale che il progetto bioraffineria avrà non solo sui dipendenti diretti dello stabilimento Eni, ma anche sui lavoratori delle ditte operanti nel mondo degli appalti presenti sul territorio livornese”. Così il coordinamento rsu Fiom ditte in appalto Eni. “Il progetto prevede ad esempio la realizzazione di tre impianti - ricorda il coordinamento Rsu in una nota -: ancora oggi però non è noto se i lavori di costruzione saranno affidati ad aziende che già operano all’interno della raffineria oppure a realtà provenienti da altre parti d’Italia. Se dovesse concretizzarsi quest’ultimo scenario si verificherebbe un paradosso che non potremmo accettare: da una parte la presenza di tantissimi operai provenienti da varie parti d’Italia alle prese con una mole importante di lavoro, dall’altra i lavoratori delle ditte locali dell’indotto con pochissime attività assegnate loro”.
“A preoccuparci è anche il pericolo del subappalto a cascata: difficile da gestire e da controllare - conclude -. Ribadiamo pertanto la preoccupazione già espressa nei mesi scorsi alle istituzioni locali e alla Regione: il timore è che il progetto bioraffineria comporti una drastica riduzione di posti di lavoro presenti nel mondo degli appalti. Per questo motivo vigileremo affinché sia costruito un percorso che garantisca a tutti i lavoratori del territorio un futuro occupazionale: riteniamo pertanto necessario un incontro al Mimit per avere ulteriori garanzie”.