Via libera dell'Aula della Camera alla istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave Moby Prince. I voti a favore sono stati 282, nessun contrario, tre gli astenuti. Si tratta della terza commissione di inchiesta ad essere stata istituita sul disastro, avvenuto la sera del 10 aprile 1991.
«È ora necessario – dice Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione ambiente di Montecitorio – che questo organismo si insedi prima possibile e porti a termine il lavoro svolto dalle precedenti Commissioni che hanno operato nella XVII e XVIII Legislatura. È altrettanto necessario che su questi obiettivi ci sia concordia tra tutte le forze politiche e che nessuno si intesti bandierine o cerchi visibilità elettorale. Auspico inoltre che le famiglie delle vittime, che hanno contribuito in maniera determinante alla stesura di questo provvedimento, siano pienamente coinvolte nelle attività della commissione di inchiesta. Il Moby Prince non diventi una nuova Ustica».
«Ci auguriamo che la nuova commissione di inchiesta sia al più presto operativa in modo da completare il lavoro fatto fin qui nelle scorse legislature e mettere così la parola fine su questa tragica vicenda – dicono i presidenti delle associazioni dei familiari delle vittime della Moby Prince, Luchino Chessa (Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince) e Nicola Rosetti (Associazione 140) – Ringraziamo tutti i gruppi parlamentari e il presidente Fontana per essere arrivati a questo traguardo».
«La politica – proseguono Chessa e Rosetti – ha sempre risposto positivamente alle richieste di commissione di inchiesta. Tutti i gruppi parlamentari hanno espresso parere positivo, un aspetto importante che fa capire come la strage del Moby Prince muove ancora le coscienze personali e collettive. Fin dall'inizio di questa legislatura ci siamo rivolti a tutte le forze politiche presenti in Parlamento per chiedere di completare il lavoro interrotto a causa dello scioglimento anticipato delle Camere l'anno scorso. Il Parlamento ha ascoltato le richieste delle nostre associazioni e adesso, dopo più di 32 anni, abbiamo la possibilità di arrivare alla verità sulle cause del più grande disastro della marineria italiana nel quale persero la vita 140 persone, che è anche la più grande strage sul lavoro con ben 65 membri dell'equipaggio morti adempiendo al proprio dovere. Grazie alle due precedenti commissioni di inchiesta, che hanno lavorato in spirito bipartisan, oggi sappiamo che le verità processuali sono state palesemente incomplete ed infondate. Non c'era nebbia quella sera davanti il porto di Livorno, la vita a bordo del traghetto durò molto di più di mezz'ora, i soccorsi si diressero solo verso la petroliera di Eni Agip Abruzzo e dopo appena due mesi le parti sottoscrissero un accordo assicurativo (di fatto un accordo di non aggressione) che ha segnato tutta questa tragica vicenda. Per noi familiari sono stati 32 anni di sofferenze, rabbia e frustrazioni; ma adesso si tratta di mettere la parola fine su quanto accaduto la sera del 10 aprile 1991. Abbiamo lottato, per molti anni da soli, per arrivare a questo punto; e non intendiamo fermarci adesso».