Livorno, 28 gennaio 2018 - «Ogni tipo di soccorso, almeno per la fase iniziale, protrattasi per circa due ore dal momento della collisione, fu esclusivamente orientato in favore della petroliera Agip Abruzzo». La commissione parlamentare d’inchiesta sul disastro del Moby Prince dedica un intero capitolo della relazione finale proprio alla gestione dei soccorsi. «Alle 23.30 (un’ora dopo la collisione) – si legge nella relazione – la motovedetta della Capitaneria, la CP 232, comunicò a terra di aver raggiunto la petroliera. In quella fascia oraria intorno alla petroliera si radunarono altri mezzi di soccorso. La motovedetta CP250, con a bordo il comandante della Capitaneria, Sergio Albanese, invece rimase in rada, nello spazio di mare compreso fra la Moby Prince e la petroliera».
L’ammiraglio Albanese, sentito nell’audizione 14, racconta che quella sera non si trovaca a Livorno, rientrava da un cocktail a La Spezia e arrivò in Capitaneria alle 23 circa, mezz’ora dopo la collisione. Una volta rientrato, acquisì l prime informazioni, ma senza dare ordini per un ulteriore approfondimento della situazione «se non quello – si legge – di far avvicinare la motovedetta CP250 dopo le ore 23 per muoversi in mare». In questo contesto, che secondo la commissione già evidenzia lacune nel coordinamento delle attività di soccorso, viene evidenziata l’iniziativa di due ormeggiatori, Walter Mattei e Mauro Valli. Fra i primi a partire dalla banchina del porto, decisero di muoversi in mare, «in via autonoma e senza alcuna direttiva della Capitaneria o di altra autorità, senza un’imbarcazione adeguata a fronteggiare un disastro di quelle proporzioni». «Ulteriore conferma – specifica la commissione – dei margini di improvvisazione che si manifestarono quella sera».
I due ormeggiatori vengono intercettano una conversazione sul canale 16 che segnalava una nave abbandonata in fiamme in avvicinamento alla petroliera. E, pur privi di strumentazione tecnica, decidono di avvicinarsi, individuando il traghetto in fiamme. «Giunti nei pressi della nave – si legge – videro un mezzo della Capitaneria che con il faro illuminava l’angolo sinistro della nave, dove ben visibile si scorgeva Alessio Bertrand. Il naufrago venne convinto a gettarsi in mare e soccorso. Intanto l’equipaggio della petroliera abbandonava la nave». E si citano alcune sequenze delle comunicazioni radio e delle operazioni di soccorso, riportati nella relazione tecnica della Commissione speciale di inchiesta formale del Comando delle Capitanerie di porto (19 maggio 1993, vol. I, pagg. 73 e seguenti).
Ore 22.25 collisione ... Dai rimorchiatori: ore 23.26 primo avvistamento da lontano della seconda nave: «quell’altra è laggiù a dritta che già in fuoco... in fiamme...».
Ore 23.30 secondo avvistamento sempre da lontano: «Umberto, guarda sulla prua a sinistra, qui a sinistra... c’e una nave che ha preso tutta fuoco...».
Ore 23.32 i rimorchiatori comunicano di dirigersi verso la seconda nave (ancora non si sa che è il Moby) e Superina risponde che ha 82000 tonnellate di greggio. «Tenete presente anche questo, comunque vedete voi...».
Ore 23.32.49: Rimorchiatore: «E li stanno morendo delle persone, Comandante; d’altronde... comunque ci rimane l’altro rimorchiatore da lei e sta arrivando anche il Tito Neri II.... un altro rimorchiatore».