Magona, una cessione è possibile. In 500 chiedono garanzie sul futuro

E’ in corso una procedura secretata dall’advisor statunitense che si sta occupando della vendita

Magona, una cessione è possibile. In 500 chiedono garanzie sul futuro

L’interno dello stabilimento della Magona di Piombino

PIOMBINO (Livorno)

C’è preoccupazione per il futuro di Magona, la fabbrica più antica di Piombino, fondata nel 1891, otto anni prima della Fiat, e protagonista per quasi un secolo e mezzo di un grande sviluppo. Magona, che nella Toscana del Rinascimento era sinonimo di fabbrica. Magona, un nome che a Piombino significa ancora cuore pulsante dell’industria, orgoglio del saper fare, tecnologia, conquiste sociali, dall’asilo allo stadio, tutti marchiati Magona, la fabbrica-città.

Un’azienda innovativa che già agli inizi del 900 produceva la ’banda stagnata’ cioè il metallo necessario per fabbricare le scatolette dei cibi conservati e poi più di 50 anni fa le lamiere preverniciate per frigoriferi e lavatrici e i profili zincati, per capannoni e tetti, di proverbiale durata. Magona è sempre stato considerata la ’Mercedes’ dei laminati piani.

Una fabbrica che negli anni ’80 e ’90 aveva circa 1500 dipendenti e faceva capo a Luigi Lucchini, mille a inizio anni Duemila (quando era passata sotto l’egita dei francesi di Arcelor) e pur con le ristrutturazioni e la automatizzazioni legate a tecnologia più avanzate, solo 4 anni fa continuava ad assumere ben 81 giovani fra i 20 e 25 anni, portando il totale della forza lavoro a 525, a fronte di un investimento di 10 milioni di euro.

Era il periodo d’oro di Liberty Steel, l’azienda inglese guidata da Sanjeev Gupta che aveva acquisito Magona. Poi i guai finanziari del gruppo e Magona che nonostante tutto aveva ordini e lavoro perché competitiva sul mercato. Ma alla fine le difficoltà di Liberty Steel sono state tali da mettere la fabbrica piombiese, insieme ad altri siti produttivi, nella liste dei ’gioielli di famiglia’ da vendere per evitare il tracollo. E ora Magona è ancora in mezzo al guado, senza un futuro ben definito e costretta a ridurre la produzione in attesa del passaggio a un altro gruppo.

"La realtà di oggi – spiega il coordinatore Rsu Uilm Claudio Bartolommei – è che la situazione alla Liberty Magona di Piombino è molto complicata nonostante la fabbrica sia competitiva e abbia un suo mercato". "Dopo l’annuncio dei sei licenziamenti alla ditta dell’indotto Magona Csl, (la Regione Toscana annuncia la sospensione dei licenziamenti e la riapertura del confronto, ma al momento come Uilm Piombino Livorno non abbiamo ritorni e garanzie di questo), la situazione resta molto preoccupante e attendiamo la conferma della convocazione al MiMit (ministero delle Imprese) per avere garanzie sul futuro dello storico sito piombinese e degli oltre 500 lavoratori" dice ancora Bartolommei. "La Magona – continua il rappresentante sindacale – sappiamo che è in corso una procedura di possibile cessione, ma non conosciamo nessun dettaglio, tutto secretato dall’advisor americano che si sta occupando della vendita, ma intanto lo stabilimento fatica a reperire coils ed a soddisfare i clienti. Occorre fare in fretta perché non basta l’attività del management locale, serve una cessione a un gruppo interessato a investire a Piombino e in grado di garantire forniture di semiprodotto per tutelare il nostro mercato e tutta l’occupazione, compresi i molti giovani interinali, che aspettano da troppo tempo di essere stabilizzati".

Con la nascita dell’acciaieria Metinvest che produrrà coils si potrebbe avere un naturale collegamento con Magona che si occupa di zincare e verniciare le lamiere dei coils, però occorre mettere insieme le due aziende con una regia di politica industriale che i sindacati chiedono al Governo. Azioni in tempi brevi prima che la fabbrica perda competitività e importanti fette di mercato.

Maila Papi