
Michele Ghelarducci, Piero Luridiana e Ferrucci (al centro). Sopra, le “teste di Modì“
Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione. C’è un filo rosso che lega la beffa del secolo delle false teste di Modigliani alla ricerca scientifica. E non è un caso se il professor Pier Francesco Ferrucci, oncoimmunologo di fama internazionale, ispirandosi con gli amici Pietro Luridiana e Michele Ghelarducci ai film della saga Amici miei, nell’estate di 41 anni fa a Livorno mise a segno un colpo memorabile di cui ancora oggi si parla.
Come si passa da uno scherzo clamoroso come quello delle false teste di Modigliani alla ricerca scientifica?
"Per me – racconta Pier Francesco Ferrucci oggi in forze al gruppo MultiMedica – la beffa di Modì non è un passato ingombrante, anzi. Lo scherzo delle ‘false teste di Modì’ l’ho scritto fin dall’inizio persino nel mio curriculum facendo sorridere Umberto Veronesi quando lo lesse e però mi assunse all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Lo spirito critico, la capacità di osservare e vedere le cose sotto un’altra angolazione è fondamentale nella ricerca scientifica, è molto utile per aprire nuove strade. La beffa era uno scherzo, ma scolpire delle pietre con un trapano e farle ritrovare nei Fossi di Livorno era un modo per sperimentare qualcosa di nuovo nel mondo dell’arte. Infatti le presero per vere e quando svelammo lo scherzo ci fu un terremoto".
Oggi lei è un oncoimmunologo di fama e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Grazia Focacci, con cui è impegnato in diverse iniziative per finanziare la ricerca. La famosa beffa di Modì è ancora utile, non è così?
"Sì, infatti martedì 1° aprile allo Sporting Club di Monza si svolgerà La beffa del secolo. Le teste di Modì tra scienza e Charity, un’iniziativa per condividere esperienze su prevenzione, ricerca e supporto ai pazienti oncologici e alle famiglie".
Lei oggi vive e lavora in Lombardia, ma quanto di quello spirito ironico livornese è rimasto nel suo impegno?
"Mi serve sempre per rompere il ghiaccio con i pazienti, bisogna stabilire un contatto e la storia della beffa di Modigliani mette subito a loro agio le persone che solitamente sono molto preoccupate. Vivo in Lombardia, ma conservo contatti con Livorno dove vado sempre, ho i miei genitori e amici. E da poco ho uno studio anche alla clinica di San Rossore".
Quanto ha aiutato la ricerca scientifica la cura dei tumori in questi anni?
"Tantissimo, dall’epoca in cui ero studente di Medicina a oggi i progressi sono incalcolabili. Abbiamo fatto passi da gigante soprattutto sulla medicina di precisione, ma abbiamo ancora tanta strada da fare per ’mettere a terra’ nelle cure in ospedale con farmaci efficaci e sicuri le scoperte fatte".
E quanto è importante una corretta informazione?
"È fondamentale, noi medici dobbiamo fare uno sforzo per comunicare meglio con i pazienti e con i cittadini, spiegando l’importanza di comportamenti utili per la salute, per questo utilizzo anche la storia della beffa di Modì come un modo per far capire che non si deve credere a tutto quello che ci viene proposto, magari dalla rete internet, ma serve sempre verificare con istituzioni e indagare".
E oltre all’iniziativa del primo aprile ci sono anche altre idee per promuovere la ricerca?
"L’ultimo progetto su cui si lavora ora è un docufilm, che si potrebbe concretizzare con Fandango".
(Ha collaborato Greta Ercolano)