
La protesta scatterà alla mezzanotte del 6 gennaio e potrebbe bloccare i principali porti
Livorno, 27 dicembre 2019 - Se non ci saranno assicurazioni all’ultimo minuto, scatterà alla mezzanotte fra il 6 e il 7 gennaio prossimo il blocco nell’imbarco dei mezzi pesanti, dei semirimorchi e dei camion sulle navi impegnate nelle Autostrade del Mare nei porti di Palermo, Termini Imerese, Catania, Cagliari, Olbia e Messina, con esclusione dei servizi sullo Stretto. I riflessi per i porti di arrivo, tra cui Livorno, e per tutta la catena logistica delle merci prodotte in Sicilia e Sardegna – l’agroalimentare per primo – saranno pesanti.
La decisione è stata assunta dalle organizzazioni rappresentative dell’autotrasporto che convergono in Trasportounito, inclusa la delegazione della Sardegna, l’Aitras e l’Aias. Il blocco potrebbe proseguire a tempo indeterminato. All’origine della protesta destinata a paralizzare i porti delle due isole maggiori, è l’aumento record dei noli marittimi deciso dalle compagnie di navigazione che svolgono servizi di collegamento sulla rete delle Autostrade del Mare e che hanno motivato questo aumento per far fronte agli extra-costi derivanti dall’utilizzo di carburante a basso contenuto di zolfo in ottemperanza con la normativa marittima internazionale IMO che entrerà in vigore il primo gennaio prossimo.
L’utilizzo del carburante a minimo contenuto di zolfo è diventato obbligatorio in ottemperanza a normative internazionali che hanno così inteso ridurre l’inquinamento dai fumi dei motori navali. L’alternativa per molte navi è stato l’istallazione di speciali filtri (scrubbers) istallati negli scarichi dei fumi che riducono nettamente le emissioni, ma sono costosi e richiedono manutenzione frequente. Alcuni di questi apparati vengono prodotti anche nelle vicinanze di Livorno sul canale dei navicelli dalla Gas and Heat della famiglia Evangelisti (ingegneri di due generazioni), la cui impresa sta producendo anche speciali serbatoi criogenetici per il gas GNL che progressivamente andrà ad alimentare (sempre per motivi di difesa ambientale) i motori delle nove navi in costruzione. Tutte le soluzioni adottate per ottemperare alla direttiva che entra in vigore dal primo gennaio sono costose per l’armamento, che non può contare su particolari aiuti di Stato. Da qui l’aumento delle tariffe per il trasporto dei Tir sulle navi delle Autostrade del mare: e la protesta che rischia di paralizzare l’intera catena logistica delle merci provenienti dalle sue isole maggiori.