FRANCESCO INGARDIA
Cronaca

"Il campo larghissimo è già qui". Ma nel modulo di gioco manca l’ala 5S

Nel giorno dell’insediamento il sindaco rivendica l’identità progressista degli alleati, da Italia Viva ad Avs. Ma con la sinistra radicale persiste il dialogo tra sordi

Primo consiglio comunale a Livorno

Primo consiglio comunale a Livorno

Livorno, 4 luglio 2024 – Ciclicamente ci sono dei passaggi nella vita di un’istituzione democratica come quella di un Comune che offrono spunti per riflessioni di più ampio respiro. Che già consentono di guardare alla legislatura successiva, ora che quella attuale è stata propiziata dal giuramento solenne del sindaco Salvetti di lunedì pomeriggio nel parlamentino di Palazzo Civico.

Leggendo tra le righe dell’intervento (tutto politico) del primo cittadino, smaltito il brivido del profetico "giuro di osservare lealmente la Costituzione italiana", l’occhio non ha potuto che cadere sul primo vero passaggio di sostanza. Quella riproposizione del Modello Livorno 2.0 che è valso il bis, il civismo rafforzato dai voti come fieno in cascina assicurati dall’ exploit di Livorno Civica e dalla sorpresa dei Protagonisti per la città. "Per alcuni il modello Livorno era solo uno slogan, un’alchimia elettorale per provare a bypassare i temi politici attraverso una formula giornalistica farlocca e priva di contenuti. Non è stato così - rivendica Salvetti -: è stata una precisa scelta politica strategica di lunga prospettiva (…) che ora rappresenta la più grossa novità politica della storia della nostra città".

Ma è davvero così? Difficile contraddire "quel civismo sbeffeggiato dai detrattori" che in realtà ha espresso "una forza elettorale specchio di una presenza vitale di energie cittadine attive e propositive che si son fatte politica accanto a quella tradizionale". La scommessa del sindaco senza tessere di partito può dirsi vinta, visto il malloppo del 14% come somma delle due liste. Ma più facile viene da evidenziare la geometria variabile errata da parte di Salvetti.

Vero , "fianco a fianco" a lui siedono il "Pd e Avs, reduci da un importante successo elettorale su scala nazionale e locale, accanto a quelle civiche anch’esse progressiste di sinistra (…) Non so se questo potrà rappresentare uno stimolo anche per le dinamiche nazionali - che comunque vedo si stanno muovendo in questo solco -, ma sicuramente lo è per i territori. I nostri territori: il campo largo, anzi larghissimo è già qui in questa sala consiliare". La falla nel sistema sta proprio qui: spacciare Avs come l’unica forza di “sinistra-sinistra“ - negli anni più istituzionalizzata, meno scomposta e barricadera -, non basta. Più che larghissimo, a Livorno il campo resta stretto. Evidentemente vincente, ma giusto di confini, se proprio il confronto lo si vuol fare rispetto al piano nazionale. Il Polo dei Riformisti (Italia Viva, +Europa, Psi e Lde) ha provato a incidere ma ha pagato col sangue la liquefazione del (fu) Terzo Polo e la crisi del voto d’opinione dei liberal.

All’ombra dei 4Mori , poi, rimane inapplicabile il “campo Schlein”, tanto caro alla segreteria nazionale (e ai suoi fedelissimi in Regione, quali il numero uno di via Forlanini Emiliano Fossi e il fido deputato Marco Furfaro), perché la locomotiva del partitone in città proprio non riesce a trainare la carrozza dei 5Stelle. A Livorno le due forze parlano due lingue diverse, figlie anche di incompatibilità strutturali politiche e personali delle rispettive classi dirigenti.

In campagna elettorale hanno persino litigato su chi ha dato l’impulso determinante all’approvazione della delibera sul salario minimo da prevedere negli appalti comunali: se i grillini (emendati da Pap) o i piddini forti dei voti della maggioranza. Piuttosto che stare con i dem, i 5S sono entrati per la prima volta in coalizione con la sinistra radicale, non essendo più autosufficienti. La verità vera, inoltre, è che il Salvetti I è stato caratterizzato anche da continui distinguo e prese di distanza utili a smantellare e sminuire l’operato dell’esperienza Nogarin. Macchiata dai fatti dell’Alluvione, che puntualmente hanno costituito ulteriore motivo di divisione del campo con la questione dei risarcimenti alle famiglie.

Che sia chiaro , il “campo Elly” si-può-fare : basta chiedere a Prato, e alle neo sindaca Ilaria Bugetti. In vista delle regionali ’25, chi davvero sta provando a costruire il “campo larghissimo” è il governatore Eugenio Giani, per includere i 5Stelle di Irene Galletti nel team che parte dalla renzianissima Stefania Saccardi, tornata vice in Regione, dopo la corsa flop per Palazzo Vecchio. Alle giuste condizioni, toccherà (forse) al prossimo candidato sindaco di Livorno costruire le basi per un nuovo Fronte popolare alla francese. Ma da qui al 2029, restano ancora 5 anni di campo stretto.