
In primo piano, l'assessora Silvia Viviani. Dietro di lei, l'assessora Barbara Bonciani (Foto Novi)
Livorno, 15 luglio 2023 – Indirizzo politico a parte, uno dei passaggi decisivi della legislatura di un Comune è l’adozione del Piano operativo e del Piano Strutturale. Strumenti, questi, rientranti dentro l’ombrello del Piano Regolatore, lo strumento principe di pianificazione urbanistica tramite cui viene disegnata e plasmata una città e i suoi spazi. In termini pratici, attraverso ’Po’ e ’Ps’ si edifica la città del futuro. Bene, ma come? Alla base ci sono delle scelte che ogni amministrazione è chiamata a fare. Scelte pratiche, che richiedono visione, progettazione prima di decidere quando, dove, quanto e come costruire, tra aree di nuova edificazione, aree da rigenerare e aree da destinare a verde, per esempio.
Il voto
Il consiglio comunale di Livorno ha adottato la Variante generale al Piano Strutturale giovedì, intorno alle 21, dopo oltre dieci ore di dibattimento in assemblea. Per l’adozione del Piano Operativo, si è dovuto attendere invece le 3 del mattino, e solo dopo la discussione e la votazione dei singoli emendamenti al Piano (54 di cui 52 del M5S, 2 del Pd e zero tra le file di un centrodestra sull’Aventino per il "poco tempo a disposizione per studiare i faldoni").
I contenuti
Di nuovo, politica a parte, come ha immaginato la "Livorno del 2030" l’amministrazione in carica? "Una città più connessa, più verde, più vicina ai cittadini. I nuovi piani saranno accessibili a tutti con un semplice clic. Ambiente, lavoro, casa, spazio pubblico, aree da rigenerare, aree da de-pavimentare, valorizzazione e incremento del patrimonio comunale, turismo sostenibile, grandi ambiti strategici pubblici, oltre sessantamila metri quadri di residenza pubblica e oltre trecentomila metri quadri di verde pubblico urbano".

Questo il manifesto raccontato a La Nazione/Il Telegrafo dell’assessora all’urbanistica Silvia Viviani, redattrice del Piano assieme con il supporto degli uffici tecnici e dell’ausilio dei due dirigenti del Comune, Leonardo Gonnelli e Camilla Cerrina. Proprio Cerrina ha passato in rassegna le aree investite dal Piano, non prima di aver rimarcato una distinzione di fondo: "Il Poc - ci ha dichiarato - si divide in una fondamentale bipartizione. Da un lato disciplina la città esistente e consolidata. Dall’altro contiene una parte di trasformazione di aree attinenti alla riqualificazione, rigenerazione urbana e nuova edificazione valida a tempo determinato, per un quinquennio".
"Dimensionamento”
La parola d’ordine in materia qui è "dimensionamento", oltre alle "categorie funzionali che il Ps ha determinato in un orizzonte temporale di medio lungo periodo di 15 anni circa: residenziale, industriale-produttivo, commerciale all’ingrosso, turistico-ricettivo, direzionale e servizi", ha aggiunto. Cinque sono le aree di "trasformazione strategica di proprietà pubblica" come core del Piano: Rivellino-Forte San Pietro; Hangar Creativi; Ippodromo; via Spagna; Parco delle Generazioni". Diciannove invece le aree di "trasformazione e riqualificazione: principalmente localizzate nella parte nord della città" (area industriale, San Marco, Pontino, Garibaldi, Arena Astra, a titolo d’esempio).
L’amministrazione, e con lei il Pd, sostiene che "nel Piano strutturale del 2019 erano previsti un milione e 59mila metri di potenziale nuova edificazione, in questo si scende a un milione e 25mila metri" nonostante l’allargamento del perimetro urbanizzato "di 133 ettari e il verde dal 2019 è cresciuto di 150mila metri", rispondendo alle accuse di "smisurata cementificazione" partite dagli scranni delle opposizioni consiliari. Infine, spazio e attenzione anche "al sociale" che secondo Palazzo Comunale sarebbe stata soddisfatta grazie a "investimenti mirati come il vincolo al 40% della costruzione Erp, così come le nuove strutture per l’emergenza abitativa".
di Francesco Ingardia