Livorno, 19 agosto 2022 – “Si accetti che nella situazione di Livorno e di Stagno in particolare siamo in presenza di un disastro e quindi si mettano in opera tutte quelle iniziative di mitigazione necessarie in queste circostanze”. Così il professore ordinario di statistica medica all’università di Padova, Annibale Biggeri, che, dati alla mano, parla dei danni alla salute dei cittadini provocati da tutta una serie di concause. Professor Biggeri, qual è la situazione nell’area livornese? “Livorno e Collesalvetti sono un sito di interesse nazionale di bonifica, legata alla situazione del polo industriale, in particolare della raffineria Stanic, a Stagno. Una situazione critica e nota da tanto tempo. Lo stato di salute della popolazione del sito è stato valutato dall’Istituto superiore di sanità nelle varie versioni del cosiddetto progetto ‘Sentieri’. Un aggiornamento a quest’analisi è stato fatto dalla Regione Toscana più recentemente, sempre relativamente all’aggregato di Comuni, e fotografa una situazione pre Covid dando un quadro molto negativo, dal momento che è emerso un eccesso del 5% di mortalità a livello di tutte le cause, sia negli uomini che nelle donne. Se si va più nel dettaglio, ci sono le malattie cardiovascolari, sia per gli uomini che per donne, si parla del 4% e de 6%, e per quanto riguarda i tumori si parla di un importante eccesso per gli uomini. Rispetto allo studio Sentieri sono emersi dei valori leggermente più alti. Per quanto riguarda le malformazioni congenite - quelle degli arti, del cuore, dei genitali e del sistema urinario - c’è un eccesso confermato, che è risultato ancora peggiore dello stesso studio Sentieri”. Tutto questo è dovuto all’inalazione di particolari sostanze? “Sono tante sono le concause in gioco nell’ambiente livornese. Questo quadro non è solo riconducibile alle polveri fini. Intorno alla raffineria c’è sicuramente la presenza di benzopirene che è uno dei cancerogeni più importanti che conosciamo, ci sono i metalli pesanti. Ma c’è anche il porto dalle cui grandi navi proviene un inquinamento non trascurabile, e poi c’è il traffico e tante altre industrie, non c’è solo la raffineria”. Questi dati si riferiscono a tutta la popolazione livornese o ci sono dei picchi in determinati quartieri? “Il problema è proprio questo. Diciamo che dal punto di vista amministrativo, di definizione, sono stati identificati due Comuni dal decreto che riconosce i siti nazionali di interesse. Sarebbero auspicabili delle analisi più dettagliate a livello di quartiere, e qui c’è da sollevare una critica perché, chiaramente, la situazione non è omogenea. Uno studio pubblicato da me molti anni fa, per i vecchi quartieri di Livorno, quelli nord e del porto, documentava, si parla di quasi vent’anni fa, un eccesso del 10% rispetto alla media del Comune di Livorno, in particolare per le patologie tumorali del polmone, che è il bersaglio principale quando si parla di polveri fini. Questo dovrebbe essere approfondito anche in relazione a una situazione veramente bizzarra che è quella degli abitanti del quartiere di Stagno, che appartiene amministrativamente al Comune di Collesalvetti. Quindi, sostanzialmente, se si confronta il Comune di Livorno a quello di Collesalvetti che ha una zona di forte pressione ambientale solo a Stagno, sembra che a Collesalvetti stiano meglio. E questo si ripercuote sugli abitanti di Stagno per il mancato riconoscimento del rischio di malattie che loro subiscono. È una situazione ingiusta, perché non viene riconosciuto il loro bisogno di salute. Nello studio Sentieri e nell’aggiornamento, tra gli inquinanti particolarmente nocivi presenti c’è il benzene. È risultato un eccesso di leucemie mieloidi nel rapporto della regione Toscana sullo stato di salute dei quattro siti di bonifica presenti in Toscana, a cura del coordinamento regionale ambiente e salute. Ma prima di tutto c’è dunque un mancato riconoscimento e approfondimento dei bisogni di salute delle popolazioni che subiscono di più l’impatto degli inquinanti dell’aria livornese”. Quali soluzioni mettere in atto? “Si possono fare tante cose. Innanzitutto va presa in carico la popolazione. Non si può pensare di ridurre il problema a una singola molecola chimica. Le dò tre termini abbastanza misteriosi: il primo è ‘solastalgia’ e vuol dire che la regione Toscana e le istituzioni dovrebbero porsi la domanda: come si vive di fronte a un ambiente fortemente degradato e per il quale si conosce da tempo l’eccesso di mortalità per malattie cardiovascolari e tumorali? Come si vive lì? Che speranza, che orizzonti ha quella popolazione? La ‘solastalgia’ è documentata in tutte le situazioni di forte degrado, è una mancanza di consolazione, di conforto. Questa popolazione necessita di conforto da parte delle istituzioni, non di ridimensionamento, e invece tutte le volte che c’è un problema si cerca di ridurlo. Il rapporto della regione Toscana colpevolmente non è stato messo a disposizione dei cittadini, che lo hanno conosciuto con una procedura di accesso agli atti di Greenpeace nel novembre del 2021. Ma questo è tutto il contrario di quello di cui la popolazione ha bisogno: le istituzioni devono essere al servizio della popolazione, e in particolare questa popolazione ha un bisogno di salute che va ben aldilà dei danni del benzene, perchè che coinvolge tutta la salute, anche quella mentale, come del resto ci siamo resi conto durante la pandemia da Covid. Come reagisce Stagno a questa situazione? “Provo sdegno di nei confronti di questa situazione e dell’ingiustizia che vedo nei confronti della popolazione livornese, e di Stagno in particolare che neanche ‘esiste’. Da parte loro hanno fatto ricorsi su ricorsi alla magistratura per questi superamenti di benzene, che è un leucemogeno, e tutte le volte i cittadini si trovano essere rassicurati. Ma non hanno bisogno di ‘rassicurazioni’. Prima di tutto si tratta di riconoscere la loro grave situazione, che ha delle ripercussioni complessive. A mia memoria il tasso di suicidi a Livorno è maggiore, ci sono state varie indagini sui motivi, che possono essere i più disparati. Di sicuro c’è una situazione di desolazione e di sconforto legata al vivere in un’area fortemente degradata, come lo sono i quartieri nord e Stagno in particolare. Il secondo termine è ’sindemia’ che fa riferimento a una interazione. In pratica, cosa succede quando oltre essere inquinato mi arriva anche la pandemia Covid? L’effetto del Covid sarà lo stesso? Probabilmente no. Io ho solo dati comunali, ma l’eccesso di mortalità per Covid nella prima ondata era chiaramente maggiore: uno dei punti critici in tutta Italia è stato il Comune di Livorno. Le cause sono molteplici, ma piove sul bagnato, e che questa pioggia qui a Livorno faccia peggio che in altre situazioni, anche questa è un’ingiustizia. Il terzo termine è ‘restanza’, sollevata dagli antropologi a proposito del valore che ha il luogo di nascita ha per le persone. Perché uno potrebbe dire: perché la gente vive ancora Stagno e non se ne va via? Perché quel luogo ha un valore per quelle persone, un significato, che va tutelato dalle istituzioni”. Quali sono le ricadute di tutto questo sulla salute dei livornesi? “Queste indicazioni hanno una ricaduta sulle malattie cardiovascolari, che io ho trovato in accesso in tutti i rapporti del Sin nel sito di Livorno. Si tratta di eccessi importanti per quanto riguarda le principali malattie cardiovascolari, quali possono essere l’infarto miocardico acuto +27% negli uomini +40% nelle donne rispetto alla media regionale in quattro anni, dal 2014 al 2017. I numeri complessivi delle malattie del sistema cardiocircolatorio sono risultati 1300 negli uomini e 1700 nelle donne: in pratica 3000 deceduti in quattro anni con un incremento medio del 5% rispetto alla regione. Si parla tanto di medicina personalizzata, ma qui si tratterebbe di personalizzare la medicina non sul singolo soggetto bensì sulla comunità: c’è bisogno di una presa in carico globale di questa comunità. Il primo passo da fare è dire come stanno le cose, altrimenti le persone si sentono prese in giro. Gli abitanti di Stagno vivono una situazione costante di frustrazione, perchè non sono riconosciuti. Dopodichè la soluzione non è semplice, ci sono tanti soldi da spendere per le bonifiche, si deve pensare a come riqualificare l’ambiente e a che futuro si pone per le industrie che sono potenzialmente molto inquinanti. Cose imponenti che non sono risolvibili nel giro di pochi mesi. Ma intanto si riapra il dialogo con la popolazione, non si pensi a ridurre o semplificare il problema. Non c’è solo il benzene, c’è tutto: è un disastro la situazione livornese, oramai nota da tanto tempo. Il Covid insegna che ci sono anche ricadute sul versante psicologico e psichiatrico, a livello di somatizzazione, che si ripercuote nelle malattie cardiovascolari. Nella letteratura scientifica si parla di ‘epidemiologia dei disastri’, si accetti che nella situazione di Livorno e di Stagno in particolare siamo in presenza di un disastro e quindi si mettano in opera tutte quelle iniziative di mitigazione che sono da mettere in pratica in queste circostanze. Bisogna investire e prendersi cura della comunità”. Maurizio Costanzo
CronacaLivorno e Stagno, allarme inquinamento: "La popolazione si sente abbandonata"
Livorno e Stagno, allarme inquinamento: "La popolazione si sente abbandonata"
Il professor Annibale Biggeri: “Dai rapporti emerge un eccesso di malattie cardiovascolari rispetto a tutto il quadro regionale con ricadute psicologiche. La popolazione ha bisogno di una presa in carico non di essere tranquillizzata”
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