Le parole di Primo Levi incise sulla lapide in piazza del Municipio

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La città ha reso omaggio con solennità alla memoria dei suoi concittadini ebrei deportati e trucidati nei lager nazisti tra il 1943 e il 1944. Dopo la deposizione di una corona di fiori in omaggio alle vittime della Shoah al Cimitero Ebraico, La ’Giornata’ è proseguita in Prefettura con l’intervento, tra gli altri, di Ermanno Smulevich, curatore del libro ’Matti e Angeli. È stata volta poi dell’incontro tra le classi terze della scuola primaria Pilo Albertelli con Roberto Rugiadi, figlio di Frida Misul, deportata ad Auschwitz. È stato lui a raccogliere il testimone della mamma con il compito di trasmettere alle giovani generazioni il ricordo della Shoah. Alle 13 alla lapide che riporta la poesia di Primo Levi ’Se questo è un uomo’ affissa nel 2014 sulla facciata del Palazzo del Comune in ricordo della Shoah e di tutti i deportati nei campi di concentramento, il Lions Club Livorno Porto Mediceo ha organizzato un momento di raccoglimento. Ma prima all’interno del Municipio, alla presenza del presidente della Comunità Ebraica Vittorio Mosseri, del Sindaco, del Questore e altre autorità, la presidente del Lions Club Livorno Porto Mediceo Marina Marenna ha ricordato: "Abbiamo donato a Livorno la lapide che reca incisa la poesia di Primo Levi ’Se questo è un uomo’. L’ho letta la prima volta quando ero poco più che una bambina e mi ha aperto uno squarcio sull’orrore della Shoah. Credo che se anche una sola persona alla settimana si soffermasse sotto la targa e leggesse, avremmo raggiunto il nostro intento, fare memoria". Come è ormai consuetudine, in via Bartelloni 1 è stata scoperta nel pomeriggio un’altra Pietra d’Inciampo in memoria del livornese Mario Cozzolini, arrestato nel gennaio del 1944 e deportato nel campo di Dachau come prigioniero politico, dove riuscì a sopravvivere fino alla liberazione. Il progetto delle pietre di inciampo e del’artista tedesco Gunter Demnig che ha così ideato una sorta di ’monumento diffuso’ in tutta Europa in ricordo dei deportati nei campi di sterminio nazisti.

Monica Dolciotti