Cara donna, non sei sola. Fatti forza e coraggio dietro quello sguardo indiscreto, quella carezza pesante, da brivido, quelle mani che sono fredde e appiccicose, quelle che ti stringono il collo, quelle che lasciano i segni, quelle che ti strappano la vita senza sapere che l’anima rimane. 25 novembre : Giornata nazionale contro la violenza sulle donne. Donne al centro, la parola agli uomini. Il pensiero è concorde: più educazione al rispetto a partire dai giovani. "Per me è assurdo – afferma Enrico Di Nella, 53 anni, militare – non vedo come mai maltrattare un altro essere umano, se ci sono problemi relazionali è bene lasciarsi. Siamo tutti nati da donne, perchè essere violenti verso la persona che ti ha messo al mondo? Dobbiamo partire dalle basi, entrare nelle scuole e formare gli insegnanti, parlare nelle scuole e in ambiti lavorativi di violenza sulle donne, senza esasperarlo. Meno chiacchere e più attività". "E’ una problematica che esiste 365 giorni all’anno – 23 anni, studente – tante ragazze subiscono violenze di vario tipo costantemente. Dobbiamo rendercene conto del danno che facciamo. E’ brutto dire che ciò che è successo un anno fa ha spinto tante donne a scendere in piazza e per la prima volta si parlasse della tematica tutto l’anno a margine dei femminicidi Cecchettin e Tramontano. Sembra ci sia più consapevolezza, hanno partecipato più uomini. Ogni singolo uomo porge sembra una battuta sessista, fanno attacchi o non rispondono, contraddistinguono tutti gli uomini, tutti complici. La chiave di questa porta è educare gli uomini a non avere tali comportamenti, partendo dall’educazione nelle scuole, dal rispetto nel non avere stereotipi". "Dovrebbero esserci pene più severe – dice Michele Picciolini, 25 anni, dipendente- dovrebbe essere preso più in considerazione il fenomeno perchè ad oggi è ancora trattato con leggerezza. Le leggi non hanno il giusto effetto. E’ un fenomeno da denunciare. Dovrebbe cambiare l’informazione che è ancora scarsa oggi e ci dovrebbe essere più collaborazione collettiva fra tutti, ci sono troppi silenzi quando dovremmo dare spazio all’ascolto per evitare conseguenze drammatiche. C’è da intraprendere un grande lavoro di sensibilizzazione verso il tema della violenza di genere anche all’interno delle scuole, parlando sempre più ai giovani". "La società italiana deve ancora cambiare–conclude Giorgio Mancini, 66 anni, pensionato – il processo di maturazione è ancora indietro con i tempi di oggi. C’è ancora molto da lavorare sull’uomo, sul concetto di possesso sulla donna quando invece dovrebbe essere paritario. Quando la donna dice di no, va saputo accettare. Bisogna ci siano pene più severe ed una maggiore educazione al rispetto a partire nelle scuole".
Maria Vittoria Gaviano