REDAZIONE CRONACA

Il panfilo Opera dello sceicco vìola il mare protetto dell’isola di Giannutri

Il megayacht ha anche attraversato e sostato nell’area dei Grottoni, che è zona a tutela integrale. E dal suo ventre sono pure usciti motoscafi e moto d’acqua… La denuncia di Legambiente

Opera nell'area protetta di Giannutri

Opera nell'area protetta di Giannutri

Livorno, 24 luglio 2023 – Non sempre i superpanfili seguono le rotte giuste e talvolta commettono violazioni non di poco conto.

Il 17 luglio il megayacht Opera, lungo 146,35 metri, dello sceicco Abdullah bin Zayed Al Nahyan di Abu Dhabi e ministro degli esteri degli Emirati Arabi Uniti, ha potuto fare liberamente il giro dell’isola di GiannutriParco Nazionale dell’Arcipelago Toscano a terra e a mare - anche attraversando e sostando nell’area dei Grottoni, zona 1 a tutela integrale.

Poi la lussuosissima isola galleggiante ha sostato in uno dei due corridoi di accesso non protetti e, come in un film, dal megayacht sono fuoriusciti dalla pancia della super-nave motoscafi e moto d’acqua che hanno scorrazzato senza problemi nel mare protetto dell’isola, dove è precluso ai comuni mortali.

Lo segnala Legambiente. “A testimoniare inequivocabilmente questa brutale ostentazione di un privilegio ci sono i video e le foto realizzate da alcuni residenti di Giannutri. Quel che è certo è che se un’imbarcazione italiana provasse a fare in una delle aree marine protette degli Emirati Arabi Uniti quel che hanno fatto la reggia galleggiante Opera e il suo codazzo di rumorosi e inquinanti motoscafi e moto d’acqua nel mare protetto di Giannutri, molto probabilmente qualcuno sarebbe finito in una galera della ricca monarchia assoluta islamica emiratina. E i reali a bordo e il capitano dell’isola galleggiante sapevano benissimo dove erano e cosa stavano facendo: Giannutri è un’area ZSC/ZPS secondo le Direttive Habitat e Uccelli dell’Unione europea e fa parte del grande Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che il nostro governo si “vende” da sempre come area marina protetta in tutte le conferenze internazionali sulla biodiversità alle quali partecipa e anche all’Unione europea per giustificare la sua traballante politica ambientale".

Legambiente aggiunge che “a Giannutri non esiste alcuna forma di controllo e vigilanza stabile e questo, evidentemente, gli emiratini lo sapevano. Ci chiediamo cosa ne pensino i ministri dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, degli esteri Antonio Tajani e delle politiche del mare Nello Musumeci di quanto accaduto a Giannutri e se intendono protestare ufficialmente contro questa violazione della nostra sovranità ambientale e marittima oppure se gli unici arabi da tenere a distanza siano solo quelli poveri, mentre ai super-ricchi in magayacht tutto è permesso”.

Giannutri ha solo due piccolissime spiagge ed è di difficile accesso perché è completamente rocciosa e con un solo sentiero tra le 2 piccole Cale (Cala Maestra e Cala Spalmatoio). I due coni di entrata a mare non sono nel Parco e le zone “libere” sono un caos e il Comune del Giglio non sembra molto propenso a gestire i flussi.

Ad oggi il Parco Nazionale riesce a tutelare le parti più sensibili perché per girare per sentieri occorre una guida ogni 25 persone.

Legambiente ha più volte chiesto la realizzazione di due campi boe per arrivare a un numero massimo di imbarcazioni ancorate e per evitare che le ancore distruggano ancora di più la preziosa prateria sottomarina di Posidonia oceanica.

"Intanto – prosegue il Cigno Verde – per gestire un po’ meglio il flusso turistico mordi e fuggi, basterebbe regolamentare gli attacchi e non far arrivare più minicrociere insieme, ma con orari e permanenze sfalsati. Quel che è evidente è che le persone non vengono informate sul fatto che l’isola, facendo parte del Parco Nazionale, ha delle norme di tutela e quindi è possibile muoversi per l’isola solo accompagnati da guide ambientali”.

Ancoraggi vietati a Giannutri
Ancoraggi vietati a Giannutri

Ormeggi vietati

Come se non bastasse, domenica 23 luglio a Punta Secca diverse imbarcazioni si sono ancorate a poche decine di metri i dalla costa in zona 2 del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano dove la sosta dovrebbe essere permessa solo attraverso appositi campi boe. Tra queste barche un motoscafo per rimanere fermo, di poppa verso gli scogli, aveva legato una cima ad una roccia su un fondale di circa 1 metro di profondità.

"Questa pratica è totalmente illegale – aggiunge Legambiente – e può provocare danni all’ambiente marino. Erano presenti anche due diving che avevano gettato due ancore: una di prua verso il largo e l’altra di poppa sul fondale roccioso a pochi metri dalle rocce emerse. Però, l’ancora di una di queste 2 imbarcazioni era stata agganciata male sul fondale e quindi si spostava arando letteralmente il fondale fino alla prateria di Posidonia oceanica. Anche questo tipo di ancoraggio è totalmente illegale e molto dannoso. Eppure, le barche dei diving hanno a disposizione le boe gialle posizionate dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che, secondo il disciplinare del Parco, i diving dovrebbero essere prenotate, dietro pagamento, per poi utilizzarle”.

Purtroppo a Giannutri quasi nessuno lo fa e queste pratiche vanno avanti da decenni proprio per mancanza di controlli. "Sanzionare a danno fatto e solo dopo le segnalazioni di cittadini, stampa e Legambiente ha poco senso – prosegue il Cigno Verde –. Altrimenti il governo dica pure che si è arreso e che gli sceicchi e i furbi possono fare quel che vogliono”.