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Aperta la Porta Santa, anche a Livorno inizia il Giubileo

Nell’omelia del Vescono Giusti: “La Risurrezione denuncia la barbarie a cui conduce ogni politica, quando pretende di essere arbitra del bene e del male”

L'apertura della porta santa a Livorno (foto Novi)

L'apertura della porta santa a Livorno (foto Novi)

Livorno, 30 dicembre 2024 – In un’atmosfera solenne, con una grande partecipazione di fedeli, ieri anche a Livorno si è celebrata l’inaugurazione del Giubileo con l’apertura della Porta Santa alla Cattedrale di San Francesco. Ha officiato il rito il vescovo Simone Giusti. Varcata la soglia della cattedrale (gremita), ha poi impartito la benedizione e ha celebrato la messa. Tutto questo dopo la processione a piedi, partita da Santa Caterina in Venezia, con in testa il Crocifisso dei condannati e la ’stazio’ davanti al Battistero.

Nell’omelia intitolata ’La Speranza cristiana’, il Vescovo ha sottolineato: “ La speranza è memoria viva del futuro, potenza di un presente che ci proietta verso un futuro, attesa struggente di un compimento di cui intuiamo già i lineamenti. Un Futuro che viene alla storia e non viene dalla storia. Il destino ultimo, segnato dal Cristo risorto e dalla resurrezione di tutti gli esseri umani, consente di vivere con bene il presente. La fede nella resurrezione è la chiave per decifrare religiosamente il presente. Non semplicemente la fine del cammino, ma una compagnia della vita capace di colorarla con i colori della Risurrezione e della voce dello Spirito”. Ha sottolineato: “La risurrezione quindi bussa alla nostra vita quotidiana, sollecita la nostra collaborazione, scioglie le catene personali e sociali, libera il passo della vita buona, denuncia la barbarie a cui conduce la politica, ogni politica, quando pretende di essere arbitra del bene e del male. La Resurrezione, che sperimentiamo già ora nel culto e soprattutto nell’Eucaristia, indica, a partire dal futuro, come dovremmo vivere oggi”. Ha aggiunto: “Attraversare la Porta Santa, segno e simbolo di Cristo, porta del Paradiso, significa muoversi avanti nello spazio e indietro nel tempo. Prima di arrivare è però necessario superare un labirinto: interiore ma non meno reale. Il pellegrino si mette in viaggio, cammina come abbiamo detto, in avanti nello spazio e indietro nel tempo. Il suo premio sta nell’ottenere un incontro che introduca in Cristo”.

M.D.