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di Michela Berti
"Questi ragazzi manifestano carenze educative profonde. Solo i camorristi, i mafiosi e i delinquenti sentono le forze dell’ordine come nemici". Il vescovo monsignor Simone Giusti è amareggiato. Molto amareggiato per quello che è accaduto in città dove alcuni giovanissimi si sono resi protagonisti di una vergognosa pagina di cronaca. Ma il pastore della nostra diocesi ne ha per tutti, giovani, adulti, insegnanti e politici perché quanto accaduto denuncia un malessere che va ben oltre i dati anagrafici. "Io non credo – continua il vescovo – che questi giovani appartengano a queste categorie, penso però che siamo di fronte all’evidenza di una cultura dell’individualismo dove ci si rivolta contro chi sta compiendo un servizio. ’Mettiti la mascherina’, invita a fare un’azione per il bene di tutti. Qui la cultura dell’individualismo dominante ha portato a uno scontro a scapito del bene comune. Non si pensa più all’altro, alle persone fargile, ai nonni". Ma è più in alto che mira l’attacco del pastore della nostra Chiesa. "In parlamento si pensa al bene comune? Si fanno le leggi sulla famiglia? Si pensa alla scuola? L’educazione civica doveva essere obbligatoria, quando parte? L’anno di volontariato per i giovani, quando parte? Qui ci sono carenze educative profonde, e una grossa responsabilità ce l’ha la politica che foraggia l’individualismo". Gli adulti devono fare ’mea culpa’: "Stop al narcisismo, servono scelte chiare perché la responsabilità è a diversi livelli". La violenza è la dimostrazione che ci sono problemi culturali: "I nostri figli sono narcisisti e individualisti. I nuovi barbari, non sono quelli che sbarcano a Lampedusa ma chi pensa a se stesso". Per il vescovo non c’è un ’caso Livorno’: "La scintilla è scoccata qui ma è come la corrente che porta un iceberg, può andare da tante parti. Penso ai fatti di Reggio Emilia, alla morte di Erika in discoteca davanti agli occhi dei giovani che continuavano a ballare. Questo è individualismo. Individualismo barbarico".