RITA BARTOLOMEI
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Funghi d’agosto, un’estate bizzarra. “Fa troppo caldo, ecco come sta cambiando il ritmo dei boschi”

Giorgio Raviolo, presidente del Gruppo micologico cebano di Ceva (Cuneo): ogni anno decine di avvelenamenti. Ecco i comportamenti da evitare e le buone regole del raccoglitore doc

Ceva (Cuneo), 13 agosto 2024 – Ma il cambiamento climatico incide anche sulla crescita dei funghi? “Direi di sì”, risponde Giorgio Raviolo, presidente del Gruppo micologico cebano di Ceva (Cuneo), “il più anziano dopo quello Trentino”.

Roma, 17 settembre 2024 - Funghi velenosi, quali sono le specie letali o che possono intossicare pesantemente? Nei giorni scorsi Carlo Locatelli, direttore del Centro nazionale antiveleni IRCCS Maugeri di Pavia, aveva spiegato a Quotidiano.net che ogni anno, da ottobre, arrivano in quella struttura di eccellenza almeno 1.000-1.500 intossicati. Un numero che fa pensare. E ora che ci avviciniamo alla stagione - e andare per boschi vuol dire anche fare attenzione a zecche e vespe di terra - abbiamo chiesto a Nicolò Oppicelli, micologo, naturalista, esperto di funghi dall'esperienza internazionale e autore di libri sull'argomento, le indicazioni per riconoscere le 5 specie più pericolose. In Italia, mette in guardia l'esperto, "sono 15 le specie letali, una trentina quelle che provocano avvelenamenti".

Prima di iniziare il nostro viaggio tra boschi e parchi, l'esperto mette come premessa alcune considerazioni. "Il problema alla base - analizza - è che oggi le persone si rivolgono sempre più spesso al telefonino per cercare una risposta ai dubbi. Ma una risposta su due è sbagliata. Non solo. Molti si improvvisano cercatori, senza avere le competenze giuste. Mettono tutto nel cesto. Poi chiedono conferma con una foto. Ma questo è un errore gravissimo. Perché le diagnosi vanno fatte vedendo i funghi, di persona. Ho vietato le fotografie, sono stato uno dei primi a farlo. Ripeto, i funghi da consumare devono essere visti. Non esiste un’identificazione via cellulare, quando si devono consumare. Al massimo questo va bene se devi studiare i funghi. Ma se vuoi mangiarli, è troppo pericoloso".

L'altra premessa che sta a cuore all'esperto è l'etica della raccolta. "Andare a funghi - ribadisce - vuol dire prima di tutto rispettare la natura. E non vanno raccolte, ma nemmeno distrutte, le specie che non si conoscono. Perché i funghi sono componenti fondamentali del nostro ecosistema, tutti hanno un ruolo. Questo, alla fine, dal punto di vista naturalistico è il lascito migliore per i nostri figli".

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Come sta andando la raccolta in questo agosto?

“Fa troppo caldo, non piove, non si trovano funghi. Bisogna aspettare le piogge. I funghi nascono da maggio a novembre. Ma ora sta cambiando tutto”.  

Quali sono i funghi di stagione?

“Boleti, castanelli, russule, ovuli,”.  

Qual è il fungo più rischioso, quello che può ingannare di più?

“Sono tanti, sicuramente l’Amanita falloide e l’Amanita muscaria, chiamata dei Puffi. Ogni anno purtroppo abbiamo decine di avvelenamenti in tutta Italia, qualcuno mortale, qualcun altro se la cava con una lavanda gastrica”.  

La regola d’oro qual è?

“Se non si è sicuri, il fungo è meglio lasciarlo nel bosco. E poi bisogna rivolgersi ai micologi, alle Asl. Assolutamente evitare le app, i social, non basta mandare la foto all’amico per avere una conferma”.  

Evitare insomma i sistemi improvvisati.

“I criteri per accertarsi della bontà del fungo sono tanti, a partire dal colore e dalla consistenza”.  

Il cambiamento climatico modificherà anche i ritmi del bosco?

“Probabilmente sì, anche se non nel brevissimo periodo. Sicuramente il cambiamento climatico influenza la crescita e la periodicità dei funghi. Entrare nel dettaglio però è difficile”.  

In queste ore a Ceva state preparando la mostra internazionale di settembre.

“Appuntamento fisso, nella terza domenica del mese. È una tradizione antica, siamo il gruppo micologico più anziano d’Italia dopo quello Trentino. La mostra è stata ideata nel 1962. Arrivano micologi da tutta Italia, dalla Francia e dalla Svizzera, esponiamo 600 specie”. Per quella data l’auspicio è che i boschi possano aver recuperato il tempo perduto.