
Un momento della cerimonia in ricordo degli otto operai livornesi della Saffa, che l’8 marzo 1944 furono catturati e deportati nei campi di concentramento nazisti, dai quali non fecero mai più ritorno
Fucecchio, 9 marzo 2025 – Il valore della memoria di uno dei giorni più bui della storia di Fucecchio. E’ ciò che è accaduto ieri in occasione della commemorazione in ricordo degli otto operai livornesi della Saffa, che l’8 marzo 1944 furono catturati e deportati nei campi di concentramento nazisti, dai quali non fecero mai più ritorno. Durante la mattina, la sindaca Emma Donnini ha deposto una corona di alloro presso la lapide posta in via Dante, momento al quale a fatto seguito la cerimonia di commemorazione presso il monumento ai Caduti in piazza XX Settembre, davanti alle pietre d’inciampo dedicate proprio agli operai della Saffa. Presenti gli assessori Alberto Cafaro e Marco Padovani, molti consiglieri comunali e i rappresentanti delle associazioni Fratres Fucecchio, Pubblica Assistenza, Spi Cgil, Aned e Associazione Nazionale Carabinieri. I protagonisti, però, sono stati i giovani, in particolare le classi 3d e 3h della scuola secondaria di primo grado Montanelli Petrarca, che hanno letto le loro riflessioni sull’importanza di questa giornata, e il coro della scuola, diretto dai professori Massimo Annibali, Valentina Fogli, Federico Giovanni Pische, Eleonora Iris D’Aurizio e Nicola Dalle Luche. Spazio, inoltre, a Luciano Nencioni, che ha portato la testimonianza della deportazione del padre e del fratello, e alle riflessioni di Alessia Balzano, rappresentante di FucecchioèLibera.
Una bella sorpresa, infine, è arrivata direttamente da Livorno: si tratta di Gianluca Langella, nipote di Gino Tocchini, uno degli otto deportati della Saffa, che dopo aver saputo della presenza di una pietra d’inciampo dedicata a suo nonno a Fucecchio ha voluto essere presente alla cerimonia. “La Saffa è stata un luogo importante per Fucecchio, ha dato lavoro a 900 persone e pane a 900 famiglie - racconta la sindaca ricordando quella tragedia -. Oggi lo è ancora di più, perché simboleggia il luogo di una memoria che non possiamo dimenticare. Un momento della nostra storia che dobbiamo ricordare e tramandare ai giovani, per far loro capire l’importanza della libertà. Una libertà che continua ad essere minata e che pertanto richiede di stare sempre attenti e vigili, a maggior ragione in un momento storico in cui ci troviamo di fronte ad una Europa e ad un mondo che parlano di riarmo”.