MICHELA BERTI
Cronaca

"Eni, Livorno hub del trattamento dei rifiuti"

Il segretario Uiltec, Martini: "Solo così possiamo salvare i posti di lavoro. Un’occasione da non perdere"

Lavoratori Eni

Lavoratori Eni

Livorno, 21 maggio 2021 - "E’ stato bocciato dalle amministrazioni il progetto ’Eni Waste-to-methanol’ per il trattamento delle plastiche non riciclabili che oggi finiscono all’inceneritore. Un impianto che immette in atmosfera solo anidride carbonica e che, unito alla Bioraffineria, potrebbe garantire tutti gli attuali posti di lavoro: diretti e indotto".

Rompe il silenzio Massimo Martini, segretario territoriale Uiltec membro della segreteria regionale del sindacato più rappresentativo dei lavoratori Eni.

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"Vogliamo dire la nostra – dice Martini – perché forse non tutti sanno che la bioraffineria che trova tanti consensi sul territorio, non potrà garantire gli attuali livelli occupazionali". Snocciola esempi: Gela, da 900 dipendenti e 2200 dell’indotto siamo a 400 diretti e 700 dell’indotto; Venezia: da 400 dipendenti agli attuali 200, indotto dimezzato. "La tecnologia – continua – ci viene incontro perché gli impianti permettono di coniugare occupazione e ambiente. Del resto De Scalzi, amministratore delegato di Eni, qualche mese fa è stato chiaro: nel 2050 in Italia non ci saranno più raffinerie, per questo è importante cavalcare il progetto per Livorno e governare questa transizione verso la decarbonizzazione". Il futuro dunque, per il sindacato Uiltec è creare impianti sostenibili che trasformano il rifiuto in ricchezza.

«La materia prima del domani saranno i rifiuti – continua Martini – e Livorno deve diventare l’hub del futuro. Nel 2030 in discarica dovranno andare solo il 10% dei rifiuti, e il resto? Le nostre bollette non si abbasseranno mai, fino a quando andremo a smaltire all’estero perché non vogliamo impianti". Ma il mantra ’Livorno non sarà la pattumiera della Toscana’ ormai ha conquistato l’opinione pubblica e la battaglia tra i campanili rischia di essere un boomerang con ripercussioni sulle tasche dei cittadini.

«L’impianto Waste-to-methanol e quello della bioraffineria – dice Martini – rappresenterebbero una bella occasione per il nostro territorio. Si tratta di un bell’investimento: 500 milioni di euro per la seconda, circa 400 per il primo. Ma i tempi sono stretti, dopo l’estate servono le risposte". E la politica non può rischiare di perdere anche questa occasione, in un territorio come quello livornese che, ormai da troppi anni, è finito nell’elenco delle aree di crisi complessa. Le amministrazioni di Livorno e Collesalvetti sono chiamate a dare risposte chiare, nel rispetto della salute, dell’ambiente e dei posti di lavoro evitando facili strumentalizzazioni. "Chi parla di inquinamento – chiude Martini – dovrebbe pensare che alla Waste-to-methanol arriverebbe plastica per ferrovia, una media di 5-6 camion al giorno contro gli attuali 10 carichi di benzina. Non si baratta il lavoro con l’ambiente, sia chiaro, ma noi siamo preoccupati per i dipendenti e per l’indotto che rischia di finire a casa e senza paracadute".

Michela Berti