Livorno, 28 luglio 2023 – Una battaglia legale, spesso con toni disperati, durata quasi tredici anni. Ma ieri notte Bruno Lenzi si è arreso. La partita l’ha chiusa la malattia, feroce e incurabile, che lo aveva portato in questi ultimi tempi in ospedale alle cure palliative. Aveva 87 anni: passati dalle soddisfazioni di operatore portuale di successo, poi presidente della società Porto 2000, poi ancora commissario governativo dell’Autorità Portuale di Livorno, alla raffica di condanne, compresa la confisca nel 2010 del suo “tesoro” di 1200 quadri d’autore.
Un tesoro difeso con la forza della disperazione, ricorrendo ad avvocati e specialisti, ma mai recuperato. Una battaglia legale, la sua, con argomentazioni ospitate anche sui giornali, per sostenere un’innocenza che non gli è mai stata riconosciuta.
Condannato ai domiciliari, nell’aprile del 2012 era stato addirittura arrestato e condotto al carcere livornese perché aveva violato l’obbligo di rimanere a casa. Non si era arreso, convinto di essere vittima di una serie di errori. Aveva inviato memorie difensive a tutte le istituzioni, ma senza risultato.
Nel 2013 aveva perso anche la casa, venduta all’asta per quasi un milione di euro. Poi, malgrado la sua lotta, la malattia ha preso il sopravvento fino alla fine.