Livorno, 25 febbraio 2024 – ”L’amore è più forte della morte. Questa celebrazione è tutta rivolta all’amore e non, come ci verrebbe spontaneo fare, trascinarla nella rabbia, nel dolore, nello sgomento. Quindi io non dirò una parola sulla tragedia accaduta nel cantiere di Firenze. Dico soltanto che è vero che, secondo una statistica, in Italia muoiono ogni anno circa mille persone sul lavoro. Questa è una strage che dovrebbe allarmare, interrogare chi si prende cura del lavoro. Perché non è possile che le mille morti sul lavoro siano tutti incidenti. Forse in qualche caso. Allora qualcuno dovrebbe prendersi la responsabilità e il coraggio costruttivo di chiamarli ’omicidi sul lavoro’".
Queste le parole pronunciate nell’omelia ieri mattina da padre Roberto, parroco della chiesa San Jacopo Apostolo a Vicarello. Qui è stata celebrata la messa funebre per una delle cinque vittime del cantiere per la costruzione del nuovo supermercato Esselunga di Firenze, Luigi Coclite. Il 59enne ha perso la vita, come gli altri quattro colleghi, nel crollo del pilone di cemento che si è portato dietro anche i solai che avrebbe del centro commerciale.
Le parole di padre Roberto, sono risuonate nella navata della chiesa, gremita dalla gente che si è stretta intorno alla famiglia di Luigi, straziata dal dolore. Solo alla fine della messa la gente si è lasciata andare in un lungo e commosso applauso, come all’uscita del feretro di Luigi, per essere caricato sul carro funebre che lo ha trasportato al cimitero di Livorno.
In chiesa c’erano anche i volontari della Misericordia di Vicarello, dove la moglie di Luigi, Simona, la volontariato da sempre, con la figlia Lucrezia. E si sono stretti intorno al figlio, Alessio, i i ragazzi della squadra di calcio Colle Vica dove milita anche lui. Sempre il parroco di Vicarello ha detto: "Per rispondere alla volontà di Simona, le esequie di Luigi sono state celebrate qui, in questa chiesa dove 25 anni fa Simona e Luigi hanno pronunciato il loro sì davanti a Dio, nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte. Un sì pronunciato anche di fronte a ciò che la morte vorrebbe separare. Ma non è così. L’amore celebrato davanti a Dio sarà sempre più forte della morte".
In chiesa ha preso la parola anche un collega di Luigi ha ricordato: "Noi amici e colleghi abbiamo sempre contato su di lui. Con il suo sorriso e la sua bontà d’animo, non si è mai tirato indietro quando si trattava di aiutare uno di noi. Lo chiamavano di soprannome ’Leone’. Era un punto di riferimento per noi". Dopo di lui si è alzata Simona per dire solo che "vedervi così numerosi oggi qui (ieri, ndr) – rivolta alla gente che gremiva la chiesa – vuol dire che c’è attaccamento e affetto per la nostra famiglia e ve ne siamo grati...".