Livorno, 20 gennaio 1921 - Cent'anni di Pci, dal gennaio del 1921 a oggi. Tanti gli importanti interventi di commento alla ricorrenza.
LO STORICO SPINI, 'CONGRESSO SOCIALISTA DEL 1921 ANIMATO DA GRANDE PASSIONE POLITICA' - "Comunque lo si giudichi, il Congresso socialista di Livorno del 1921 era animato da una grande passione politica. Purtroppo questa passione politica arrivò fino a risultato della scissione che certamente non aiutò rispetto all'avvento del fascismo che poco più di un anno dopo giungeva al potere con la marcia su Roma dell'ottobre 1922. Rievoco questa passione politica per dire che abbiamo bisogno oggi di forze politiche fortemente improntate a ideali e valori capaci di essere un elemento di coesione e di sintesi delle spinte esistenti nella società italiana tanto più nel momento drammatico della pandemia".
Lo afferma lo storico Valdo Spini, ex parlamentare ed ex ministro socialista. "Dagli atti del congresso di Livorno risalta a mio parere in tutta la sua nobiltà la coerenza del filone socialista riformista impersonato da Filippo Turati il cui discorso nel congresso è al tempo stesso rivendicazione del passato del Psi e considerazione profetica del futuro del movimento operaio - precisa Spini - Va sottolineato anche in tutta la sua nobiltà il comportamento di Giacomo Matteotti, che venuto al congresso per sostenere le posizioni di Turati, appresa la notizia che a Ferrara era sotto la violenza delle squadre fasciste, abbandona il congresso per recarsi in quella città e assumere la direzione della locale camera del lavoro. Un filone riformista a cui negli anni successivi Carlo Rosselli doveva imprimere una grande spinta al rinnovamento e all'ideale europeista". "Dopo Livorno 1921 le strade dei due partiti, socialista e comunista si sono dipanate attraverso le complicate esperienze di tutto un secolo - ricorda Spini - In particolare la vita di quello che è stato il Pci non è evidentemente riconducibile alla matrice della sua nascita. Ma credo che fare fino in fondo i conti con questa radice, cioè col complesso di vicende che hanno portato alla scissione di Livorno sia per la sinistra italiana un impegno necessario".
LO STORICO AGOSTI, 'OCCUPO' IL VUOTO LASCIATO DALLA DEBOLEZZA DEL RIFORMISMO ITALIANO' - Il Pci, di cui il 21 gennaio si celebreranno i cento anni dalla nascita a seguito della scissione di Livorno, fu in grado, ritornato alla legalità nel 1944-45, di "occupare il vuoto lasciato dalla debolezza storica del riformismo italiano", esercitando una forma di supplenza di una socialdemocrazia che non è mai riuscita a decollare". E' il pensiero raccolto dall'AdnKronos dello storico Aldo Agosti, professore emerito di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Torino, a proposito dell'azione politica svolta dal Partito comunista nell'arco della sua storia. In questo senso, secondo lo storico, autore di "Storia del Partito comunista italiano. 1921-1991" (Laterza, 1999) e della biografia "Togliatti" (Utet, 1996), il Pci "ha svolto così una funzione di educazione civile e di 'nazionalizzazione' che ha ripreso su scala molto più ampia quella che era stata propria del Partito socialista dalla fine del secolo al 1914". Agosti rimarca il fatto che il legame con l'Unione Sovietica abbia messo il partito nelle condizioni di non legittimarsi come forza di governo. E questo benché il suo ruolo a sostegno delle Istituzioni repubblicane sia stato "fondamentale nel preservare i fragili equilibri della democrazia repubblicana".
LO STORICO GOTOR, 'E' STATO UNA SCUOLA DI CITTADINANZA PER MILIONI DI ITALIANI' - Una scuola di cittadinanza per milioni di italiani che non erano "mai stati abituati a una idea della politica come partecipazione attiva". E' questo il contributo più significativo che il Partito comunista, nato il 21 gennaio nel 1921 a seguito della scissione di Livorno, ha offerto all'Italia nel corso della sua storia. La pensa così lo storico Miguel Gotor, professore di Storia moderna all'Università di Torino, che, conversando con l'AdnKronos, sottolinea anche altri aspetti rilevanti che hanno segnato il ruolo che il partito ha giocato nella dialettica politica del nostro Paese. Innanzi tutto, spiega Gotor, "la capacità di resistere alla dittatura nel lungo ventennio fascista e poi negli anni della Resistenza". Lo storico mette poi in rilievo le fasi della solidarietà nazionale che hanno visto il Pci tra gli attori principali della scena politica e il ruolo esercitato dal partito anche sotto il profilo sociale. "Nel corso dei settant'anni di storia del Pci che hanno coinciso con quella italiana - evidenzia Gotor - dal 1921 al 1991, quel partito è stato tante cose diverse perché ha necessariamente attraversato le differenti fasi della vicenda nazionale. Il Pci nella storia d'Italia ha rappresentato soprattutto quattro cose. Anzitutto - sottolinea - una scuola di cittadinanza e di civismo che si è rivolta a milioni di italiani che non erano mai stati abituati, in un contesto democratico, a una idea della politica come partecipazione attiva, consapevole e responsabile, mediata dalla militanza e dall'appartenenza. Nell'Italia repubblicana il Pci, ovviamente insieme con gli altri partiti di massa che hanno caratterizzato quella stagione, è stato un centro di alfabetizzazione civile e politica, di formazione e di condivisione comunitaria che si è rivolta alle masse popolari, ma anche a un ceto intellettuale culturalmente predisposto al sovversivismo e alla postura di tipo elitista".