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"Viviamo con 900 euro al mese. E il fisco ce ne chiede duemila"

Piombino, lo sfogo di Francini, cassaintegrato dell'acciaieria : "Io e mia moglie ci arrangiamo ma siamo preoccupati"

Un operaio del settore siderurgico

Piombino, 14 luglio 2021 - «Sono un cassaintegrato di JSW Piombino da sette anni. Mia moglie e io viviamo con la mia cig, circa 900 euro al mese. Nell’anno 2017, come tutti i lavoratori ex Lucchini, ho percepito il trattamento di fine rapporto, pagando tutte le tasse previste: il 23% alla fonte e un’altra cifra al momento in cui ho presentato il mio 730. Oggi scopro che probabilmente, nei prossimi giorni, il fisco mi chiederà una cifra ulteriore dovuta al conguaglio quinquennale". Inizia così lo sfogo di Paolo Francini, dipendente JSW residente a Donoratico, tra i fondatori di Camping Cig, uno dei lavoratori travolti dalla crisi della siderurgia a Piombino ai quali in questi giorni stanno arrivando le raccomandate dell’agenzia delle entrate che chiede la corresponsione delle somme non versate a causa di una tassazione alla fonte provvisoria che, in base al conteggio definitivo, è risultata di importo inferiore a quanto effettivamente dovuto.

«La cifra – aggiunge Paolo Francini - potrebbe arrivare fino a duemila euro, da pagare in 3 mesi, forse rateizzabili, bontà loro. Potrei obiettare che, in un paese in cui l’evasione fiscale ammonta a 130 miliardi l’anno, accanirsi sui soliti indigenti è veramente come bastonare zoppi e infermi. Ma mi si direbbe: "è la legge bellezza, ciò che è giusto è giusto!" Se è giusto, pagherò fino all’ultimo centesimo, con il sorriso sulle labbra. Ma allora, se di giustizia si tratta, chiedo, mentre pago, che giustizia si faccia fino in fondo". La richiesta di Paolo Francini è ben precisa.

"Quello Stato che per giustizia mi chiede altre tasse – dice ancora il cassintegrato di Donoratico - è lo stesso che, con l’avallo dei sindacati, quando è arrivato Rebrab ci ha costretto ad accettare la cassa integrazione guadagni nonché la riduzione del 30% del salario per i dipendenti in produzione, in cambio della promessa che saremmo tornati al lavoro entro pochi mesi; la cosa è proseguita con Jindal. Invece, dopo 7 anni sono ancora in cig. E allora, sempre per giustizia, chiedo allo Stato per me e per i miei colleghi la restituzione del salario perso, da effettuarsi in 3 mesi, possibilmente senza rateizzazione, date le nostre condizioni economiche. A questo scopo, suggerirei allo Stato dopo averci dato quanto dovuto, di rivalersi presso Cevital e Jindal: però, dati i precedenti, dubito che questo Stato abbia il coraggio di contrapporsi alle multinazionali. Spero solo – è l’amara conclusione di Paolo Francini - che mi restino un po’ di soldi per inviare una corona di fiori per piangere la morte di quella Repubblica italiana e di quella Costituzione nate dalla lotta dei partigiani. Lì sì che si parlava di giustizia, ma quella vera".