Rissa tra detenuti nel carcere di Porto Azzurro

A riferirlo il sindacato della polizia penitenziaria Sappe

L'interno di un carcere (Foto Ansa)

L'interno di un carcere (Foto Ansa)

Elba (Livorno), 17 giugno 2024 – Una “furibonda rissa” tra detenuti stranieri ieri nel carcere di Porto Azzurro, all'isola d'Elba. A riferirlo il sindacato della polizia penitenziaria Sappe che in una nota parla di «'caccia all'uomo’ tra etnie diverse, si sono fronteggiati albanesi e nordafricani” e rileva come per il penitenziario elbano sia stata “sostanzialmente snaturata la natura di istituto destinato all'espiazione di lunghe pene e, quindi, alla rieducazione trattamentale”. “Sono stati momento di grande tensione - commenta il Segretario regionale del Sappe Francesco Oliviero -. Nella tarda mattinata di ieri, c'è stata una violenta rissa tra detenuti albanesi e magrebini. Il tutto ha avuto luogo all'interno del reparto penale dell'Istituto dove, nonostante le disposizioni dipartimentali di evitare la vigilanza dinamica, i ristretti sono tutti fuori dalle celle. I motivi della rissa possono ricollegarsi, secondo le prime ricostruzioni, alla diversità di etnie presenti e ai vari traffici di medicinali. Un ristretto colpito alla testa è stato trasportato con l'elisoccorso al nosocomio di Livorno. Solo grazie all'intervento delle esigue unita di Polizia penitenziaria in servizio si è riusciti a riportare l'ordine all'interno della struttura”.

Per Oliviero le scelte "dell'amministrazione regionale di assegnare” a Porto Azzurro “detenuti tossicodipendenti, con pene brevi e poco inclini al rispetto delle regole di un istituto penitenziario ha fatto sì che la casa di reclusione di Porto Azzurro diventasse una casa circondariale. Il personale di Polizia, a cui va il nostro plauso per l'abnegazione dimostrata fino ad oggi, è stanco e auspica in provvedimenti non più rinviabili e risolutivi per ritornare ad espletare il proprio servizio con serenità”. Per Donato Capece, segretario generale del Sappe “serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci”.