ANTONIO FULVI
Cronaca

Gli agenti del carcere di Gorgona in sciopero della fame: "Resistiamo"

Esplode la rabbia sull'isola. Ma a Roma qualcosa si muove

LA PROTESTA Alcuni agenti di custodia del carcere  di Gorgona

LA PROTESTA Alcuni agenti di custodia del carcere di Gorgona

Gorgona (Livorno), 25 luglio 2017 - Non bastavano le motovedette zoppicanti. Ad invelenire l’isolamento della trentina di agenti di custodia della colonia penale di Gorgona ieri ci s’è messo anche il libeccio. Che sull’isola picchia forte perchè arriva “sparato” dal promontorio di Capo Corso. «Non che abbia cambiato molto per noi – sottolinea quasi con rassegnazione il sindacalista Pierangelo Campolattano – perché anche con il mare buono arrivare a Livorno o viceversa è quasi un terno al lotto, con l’unica stravecchia motovedetta di servizio».

Il libeccio ha bloccato a Livorno l’unico agente di Gorgona che era in libera uscita: e non potendo rientrare, ha dovuto arrangiarsi in casa della famiglia di un collega, che gli ha aperto la porta. «Anche questo è un problema – dicono gli agenti – perchè se rimaniamo bloccati a Livorno quando la motovedetta non arriva, siamo a spese nostre».

Il rimborso non è sicuro: «A volte ci vogliono settimane di pratiche per vedersele riconosciute, a volte niente». Della trentina di agenti della polizia penitenziaria in Gorgona, hanno aderito allo sciopero, dice Campolattano, più della metà. Ma chi non l’ha fatto è d’accordo lo stesso: semplicemente non è stato in grado di reggere la fatica. Senza mangiare, senza dormire e dovendo provvedere ai servizi, ci vuole una tempra forte. Ieri, quarto giorno dell’agitazione, qualcuno è finito in infermeria.

«Niente di grave per ora – dice Campolettano – ma può anche succedere di peggio, perchè molti sono inveleniti dalla mancanza assoluta di interventi dall’amministrazione carceraria».

Da voci rimbalzate per telefono, a Gorgona sanno che si è mosso il prefetto Manzone. «Un altro che si è impegnato direttamente con me per tutti noi – chiarisce Campolattano – è il garante dei detenuti Solimano, che si è informato sui nostri problemi nella recente visita in Gorgona e ha telefonato a un senatore e a un consigliere regionale, perorando la nostra causa. Saranno nei prossimi giorni in Gorgona». Nel pomeriggio è arrivata per telefono la notizia che a Roma si è mosso il sindacato nazionale. Una piccola delegazione è stata ricevuta al ministero di Grazia e Giustizia dal capo del personale. Con l’impegno del prefetto e le notizie da Roma, qualche speranza si è accesa, ma lo sciopero della fame e del sonno continua. Per chi ancora ce la fa.