Dura lotta al caporalato. Cinque aziende controllate: trovati lavoratori in nero

Gli ispettori del lavoro dei carabinieri hanno condotto controlli a raffica. Le ispezioni hanno riguardato 5 aziende agricole ed un totale di 25 lavoratori

La piaga del caporalato (Foto Ansa)

La piaga del caporalato (Foto Ansa)

Castagneto Carducci-Campiglia Marittima (Livorno), 9 luglio 2024 – Il contrasto allo sfruttamento lavorativo e al caporalato rappresenta una delle priorità. Il fenomeno, diffuso su tutto il territorio nazionale, è caratterizzato dalla violazione di disposizioni in materia di orario di lavoro, salari, contributi previdenziali, diritti alle ferie, salute e sicurezza sul luogo di lavoro e trattamento dignitoso.E su questo fronte non molla la presa il nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Livorno in stretta sinergia con il comando provinciale dell’Arma nella prevenzione e repressione di ogni forma di reato connesso con gli aspetti della sicurezza sui luoghi di lavoro. Perchè di lavoro, purtroppo, si continua anche a morire.

Gli ispettori del comparto di specialità dell’Arma, con il supporto delle stazioni territorialmente competenti e di ispettori civili dell’ispettorato territoriale del lavoro, hanno condotto controlli finalizzati al "contrasto al caporalato in agricoltura" nei comuni di Castagneto Carducci e Campiglia Marittima, nell’ambito di una campagna di portata nazionale per la lotta al lavoro sommerso e la tutela dei lavoratori. Le ispezioni hanno riguardato 5 aziende agricole ed un totale di 25 lavoratori. In tre di queste, oltre la metà, sono state rilevate irregolarità. Nella fattispecie, tutti i rispettivi titolari di ditta, due italiani ed un nordafricano sono stati denunciati in stato di libertà all’autorità giudiziaria per violazione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro che impone l’obbligo di sorveglianza sanitaria per i lavoratori mediante visite mediche periodiche. Uno di loro, la cui ditta opera a Venturina Terme, anche per la violazione dell’obbligo di predisporre una formazione sufficiente ed adeguata dei lavoratori in materia di rischi connessi alle mansioni svolte.

I carabinieri hanno anche rilevato che due lavoratori dipendenti della ditta facente capo all’extracomunitario, costituenti oltre il 10% della manodopera impiegata, erano di fatto "in nero", cosa che ha fatto scattare per il titolare la sospensione dell’attività fino a che le irregolarità perdureranno, oltre ad una maxisanzione di 7.600 euro. All’esito dei controlli per i titolari risultati non in regola, oltre al deferimento a piede libero, è scattata anche l’elevazione di ammende per un importo complessivo di circa 9mila euro.