MONICA DOLCIOTTI
Cronaca

La Canaviglia a Dario Ballantini: “Orgoglioso di questa onorificenza”

Dagli inizi a Radio Flash al successo con ’Striscia la Notizia’ e poi anche la passione della pittura

Il sindaco Luca Salvetti consegna la Canaviglia a Dario Ballantini (Foto Novi)

Il sindaco Luca Salvetti consegna la Canaviglia a Dario Ballantini (Foto Novi)

Livorno, 26 marzo 2025 – Il ’re’ della satira, grazie ai suoi travestimenti resi noti dalla trasmissione ’Striscia la notizia’ di Canale 5, con la passione per il teatro e la pittura, Dario Ballantini, livornese doc, ma emigrato per lavoro al nord e girovago dei palcoscenici, ieri è stato insignito nella sala Cerimonie di Palazzo Comunale, della Canaviglia. Gliel’ha consegnata il Sindaco Luca Salvetti.

Dario Ballantini ha ringraziato per l’onore si essere entrato nella cerchia di coloro che sono stati ritenuti meritevoli di tale riconoscimento (il primo fu il Presidente Calo Azeglio Ciampi), ma ha commentato da livornese schietto “sono orgoglioso e contento soprattutto perché questa onorificenza è livornese, però volendo rimanere nella cornice della livornesità pura, spesso sinonimo di schiettezza, voglio anche dire che non mi sono meravigliato. Me lo aspettavo prima o poi. Sono passati tanti anni da quanto ho intrapreso il mio percorso”.

Ha poi raccontato: “Se si parla della pittura ho inziato al liceo sperimentale Cecioni con il professor Giancarlo Cocchia, pittore espressionista autodidatta. Per lo spettacolo ho iniziato prima a Radio Flash (primi anni’80). Fino a 27 anni sono rimasto a Livorno, prima di lasciarla per lavoro e questo è servito a impregnarmi della livornesità. Negli anni del grande successo a Milano, con Striscia La Notizia, interpretando lo stilista Valentino, qualcuno tra amici e parenti mi disse che ero un figlio di Livorno un po’ distante, ma ho dovuto confrontarmi con realtà complesse come Milano e anche Roma, e altre, senza sbandierare la mia livornesità”.

Ha precisato: “Non perché mi vergognassi di essere livornese. Ho voluto saper aspettare questo momento senza tirare la giacca a nessuno, senza fare comodi collegamenti alla città per essere pittorrescamente popolare. Una volta consolidato il successo, ho cominciato a dire di essere pregno di livornesità. E lo sono eccome, perché la pittura è nel sangue dei livornesi. Mio padre dipingeva e da ragazzo mi spiegò ’Guernica’ di Picasso’ e questo mi fece innamorare di una pittura che potesse esprimere quello che si sente e non quello che si vede, in contrasto magari con certa pittura livornese troppo descrittiva di paesaggi. Mio nonno era amico di Voltolino Fontani”. Nel campo dello spettacolo “ho assorbito tanto a Livorno dal teatro vernacolare – ha proseguito – con i primi lavori sui testi di Beppe Orlandi. Mio nonno frequentava il teatro di Pancaccini”. Per la satira “non possono negare che ’Il Vernacoliere’ sia stato di grande stimolo. A Striscia la notizia mi fanno fare sopratutto la satira. Qui ho trovato altri due livornesi: Max Greggio grande autore de Il Vernacoliere e David Lubrano. Con quest’ultimo lavoro ancora perché mi scrive i testi. Da buoni livornesi litighiamo. Ci conosciamo da quando aveva 16 anni”.

Monica Dolciotti