Portoferraio (Livorno), 21 giugno 2023 – “Chi dorme non piglia pesci”, dice il detto. Quindi a seguire la saggezza popolare, se ti svegli presto il pescato lo raccatti. Se poi la tua barca si chiama "Speranza", allora sei a cavallo, è quasi una sicurezza che a casa a mani vuote non ci torni. Ma devi amare parecchio il mare, tipo che non ti pesa uscire di casa alle quattro di notte con il freddo. Allora dopo aver salpato le reti ti senti un re.
E' il caso di Francesco, il pescatore. La sua "Speranza" è un gozzo in legno di 8 metri, perfetto per la piccola pesca. A Portoferraio i piccoli pescatori arrivano a turno la mattina verso le 8,30 in banchina lungo la Darsena medicea e si ormeggiano a turno accanto alla Porta a Mare. In tutto sono in cinque. Poi ci sono i pescherecci che pescano soprattutto pesce azzurro, sono 6 o 7 ma sono ormeggiati più in là, dopo il molo del Gallo.
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Oggi Francesco, 48 anni elbano, "fa coppiola" con Salvatore, siciliano che di anni ne ha 60.
Per accaparrarsi i pesci migliori conviene andarci presto, subito dopo il caffè. La gente si mette in fila tra una chiacchiera e l'altra, mentre i turisti guardano meravigliati e scattano fotografie a polpi e rane pescatrici in mostra per la vendita.
L'atmosfera è incantevole. Scopriamo però che non sono tutte rose e fiori.
"Le spese sono tante" - ci spiega Andrea - "le reti che arrivano da Thailandia e Cina sono sempre più care, con la guerra le importazioni sono aumentate tantissimo, così anche il gasolio e tutta l'attrezzatura da pesca. Poi c'è da dire che non sempre si riesce a uscire. Facciamo circa quattro mesi e mezzo di uscite in un anno, calcolando 30 uscite al mese. Noi piccoli siamo penalizzati dal cambiamento climatico, con il brutto tempo siamo costretti a restare in porto. I pescherecci invece escono anche se il tempo non è dei migliori, spendono di più di gasolio ma fanno anche altri pescati. Il pesce di passo come la palamita c'è per tutti, il discorso cambia per il pescato locale, quello che nasce, cresce e muore sullo scoglio. Di quello ce n'è sempre meno. Noi cerchiamo di proteggere e preservare il mare. Noi pescatori siamo un numero giusto, casomai il problema sono i tantissimi diportisti che hanno tecniche sempre più aggiornate e sono anche bravi."
"Io ho cominciato sui pescherecci" - interviene Salvatore, siciliano di Terrasine in provincia di Palermo. "Sono arrivato nell'80/81 a Portoferraio. Poi ho incontrato mia moglie e mi sono fatto una famiglia elbana. In Sicilia sono cresciuto sui pescherecci, di giocava sul porto, era bello. Oggi i tempi sono molto cambiati, pescatori non ce ne sono più e quelli che ci sono non sanno più cucire le reti. È un lavoro che va a scomparire perché le spese sono troppe: gasolio, attrezzatura, contributi, ragioniere."
Poi c'è il discorso dell'età: "Ora sono nonno e aspetto la pensione, fare il pescatore è faticoso. Mio figlio ci sta facendo un pensierino, ma io lo sconsiglio."
"È vero", dice Francesco, "per fare il pescatore bisogna essere giovani e avere tanta passione. Se c'è mare si balla e le reti sono pesanti. Maneggiarle con il pozzetto della barca in movimento può essere causa di strappi muscolari. Poi noi siamo sempre bagnati. Certo, se uno ama il mare e non ha grandi pretese, è una vita libera e indipendente. Poi è imprevedibile. Tutti i giorni sono diversi, non subentra mai la routine che c'è in altri lavori." di Valerie Pizzera