
Valerio Conte
Livorno, 2 settembre 2021 - Quelle vecchie carte dimenticate in fondo ad un cassetto si sono rivelate un vero e proprio tesoro per Valerio Conte, ex sacrestano ora pensionato. Tutto è iniziato qualche anno fa, quando l’anziano ha ritrovato in casa diversi buoni postali fruttiferi intestati a suo nome per un totale di 21 milioni di vecchie lire emessi nel 1986. E quando ha deciso di riscuoterli, Poste Italiane avrebbe effettuato un calcolo "al ribasso" ammontante a poco più di 178.750 euro.
Ma Valerio Conte si è rivolto ad alcuni legali (l’avvocato Valentina Gori del foro di Roma e l’avvocato Chiara Missori del foro di Madrid) per avere un quadro chiaro della situazione, venendo a sapere che in realtà quei buoni fruttiferi avevano un valore di quasi 400 mila euro.
"Da un più attento esame della giurisprudenza di merito e delle recenti decisioni dell’Arbitrato Bancario Finanziario – spiegano i legali di Conte –, è emerso che l’importo dovuto era praticamente più del doppio rispetto a quello prospettato da Poste in quanto i tassi di interessi che devono essere applicati sono quelli stampati sul retro del buono e non quelli (notevolmente inferiori) che si sono succeduti nel corso degli anni, sempre più bassi a causa dell’inflazione crescente".
Secondo quanto affermato dai legali, occorre considerare che "la capitalizzazione al netto della ritenuta fiscale, per ciascuno dei primi 20 anni di durata dei Buoni, è illegittima in quanto in tale caso verrebbe anticipato il momento impositivo previsto dalla normativa primaria. L’articolo 26 del Dpr 600 del 1973, prevede infatti l’applicazione della ritenuta in base al principio di ‘cassa’ e non a quello della maturazione. E i Bfp a differenza dei BTp non distribuiscono cedole nel corso della loro durata. Gli interessi maturano ogni bimestre e vengono incassati dal sottoscrittore solo quando si presenta all’ufficio postale per riscuotere il montante. Non è quindi equo anticipare l’applicazione dell’imposta, anche perché la ritenuta fiscale viene girata dalle Poste allo Stato solo quando il sottoscrittore presenta il Bfp all’incasso".
Per questo la somma totale dovuta per il rimborso dei buoni predetti, aggiungono Gori e Missori, è di circa 400 mila euro, ma di questi ne sono stati riscossi meno della metà. La somma verrà in parte devoluta in beneficenza per la distribuzione del vaccino Covid.