MONICA DOLCIOTTI
Cronaca

Livorno, allarme Rsu Fiom delle ditte esterne: “Indotto della raffineria a rischio”

“Dopo la posa della prima pietra per la bioraffineria, il 14 ottobre scorso, sono state già dismesse le linee degli oli lubrificanti e dei carburanti con effetti negativi sulle manutenzioni. Il Prefetto ci convochi”

Alessandro Gaetano, Luca Tamberi e Simone Orlandi RSU Fiom Cgil indotto temono gli effetti per le dismissioni repentine delle linee produttive alla raffineria

Alessandro Gaetano, Luca Tamberi e Simone Orlandi RSU Fiom Cgil indotto temono gli effetti per le dismissioni repentine delle linee produttive alla raffineria

Livorno, 12 marzo 2025 – Dopo la posa della prima pietra, il 14 ottobre 2024, per la realizzazione della bioraffineria nel perimetro dell’impianto petrolchimico di Eni di Livorno, che rappresenterà l’ulteriore svolta green del colosso energetico italiano (insieme alle ’gemelle’ di Gela e Porto Marghera), comincia a serpeggiare il timore tra i lavoratori delle aziende dell’indotto della raffineria.

Qui, dopo il 14 ottobre dell’anno scorso, è stata già dismessa la linea di produzione degli oli lubrificanti ed è stata iniziata la dismissione anche delle linee carburanti, con il conseguente calo delle attività di manutenzione degli impianti.

A fare il punto della situazione ieri sono stati i portavoce della RSU Fiom dell’indotto Eni: Alessandro Gaetano, Luca Tamberi e Simone Orlandi, che all’unisono, hanno detto che “le dismissioni delle linee oli lubrificanti e carburanti all’impianto Eni di Livorno sono state repentine e non graduali come ci saremmo aspettati. Di pari passo il cantiere per la costruzione della bioraffineria non va avanti, in attesa che siano completati gli ultimi iter autorizzativi”.

In questo quadro, che per i sindacati “è preoccupante” emergono “le difficoltà dei lavoratori. Nutriamo dubbi sulla tenuta occupazionale, che invece è stata più volte assicurata dai vertici Eni anche nel futuro scenario della nuova bioraffineria”.

Per la RSU Fiom dell’indotto “prima del Covid nell’impianto Eni di Stagno lavoravano 450 metalmeccanici, oggi siamo circa 220. È vero che fino ad oggi non c’è stato nessun licenziamento diretto, ma le aziende dell’indotrto si stanno riorganizzando in vista del nuovo assetto, con trasferimenti e pensionamenti, senza provvedere a nuove assunzioni e questo è un dato che ci preoccupa per il futuro industriale del territorio livornese”.

“Abbiamo voluto uscire allo scoperto – hanno sottolineato Alessandro Gaetano, Luca Tamberi e Simone Orlandi– per cercare di portare al tavolo della Prefettura (che sarà convocato con Eni, Confindustria e Cna, ndr) anche le organizzazioni sindacali”.

Per il sindacato “il punto di vista dei lavoratori infatti sarebbe necessario proprio perché la bioraffineria, per le aziende che operano la manutenzione del sito, non porterà tutto questo beneficio. Noi pretendiamo che il problema dell’indotto sia affrontato con la dovuta attenzione, perché c’è la necessità d salvaguardare i livelli occupazionali anche dopo l’avvio della bioraffineria”.