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Bindi: "Porto crocevia della droga"

L’ex presidente della commissione antimafia: "Abbiamo abbassato la guardia, bisogna intervenire"

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"Livorno forse non è ancora il primo porto, ma sicuramente è il secondo porto in Italia per l’arrivo di sostanze stupefacenti. Firenze è uno dei centri di spaccio più importanti, a poca distanza da un’altra piazza importante che è quella di Perugia. Io penso che sul fenomeno della droga, noi abbiamo abbassato molto la guardia e questo riguarda tutta l’Italia". Lo ha detto Rosy Bindi, già presidente della commissione Antimafia, intervenendo a un convegno online sulla mafia organizzato da Sinistra Italiana della Toscana. "Io trovo che oggi - ha aggiunto Bindi - ci sia intorno a questo un’insensibilità preoccupante. È dato per scontato che sia il costume prevalente anche della classe dirigente e del ceto medio alto. E si sta accettando come un dato normale, un dato di fatto. È un modo con il quale si abbassa il livello di lotta contro i principali attori di questo fenomeno. Dove c’è una dose di sostanza, c’è mafia". Parlando ancora del porto di Livorno, Bindi ha sostenuto che "è evidente che lì ci sono delle connivenze e credo che si debba fare un’analisi seria del fenomeno".

L’ultimo sequestro è del mese di marzo, circa una ventina di giorni fa. Avrebbero fruttato 40 milioni di euro i 158 chili di cocaina purissima sequestrati nel porto di Livorno dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Una brillante operazione coordinata dalla Procura di Livorno, l’ultima di una lunga serie di sequestri nel principale scalo toscano diventato ormai mèta prescelta del traffico di droga proveniente dal sud America. Anche questa volta la ’polvere bianca’ era nascosta in un container. Le forze dell’ordine controllano, ma non è facile scoprire la droga tra mighliaia di container che transitano da Livorno. E ormai il traffico ha sviiluppato anche radici nel tessuto della città. Come dimostra l’arresto avvenuto nel novembre scorso di tre portuali di Livorno tra i tredici arresti in carcere nell’inchiesta della Dda di Firenze contro il traffico di droga proveniente dal Sudamerica gestito dalla ‘ndrangheta. Non solo cocaina, anche marijuana come avvenne con il sequestro record di oltre 8 quintali e mezzo di droga in un laboratorio in Sardegna sugli sviluppi di un controllo in porto a Livorno.