VAL DI CORNIA (Livorno)
Non sono più ’invisibili’. Per combattere il caporalato i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Livorno, insieme ai colleghi di Piombino e Venturina Terme, ormai usano anche i droni che permettono di controllare facilmente dall’alto (e a sorpresa) chi lavora all’interno delle aziende agricole. Non solo, i droni permettono di riprendere anche l’arrivo nei campi dei pulmini con le persone a bordo raccolte nelle ’case fantasma’ cioè in abitazioni di campagna spesso prese in affitto una una persona ’pulita’ (cioè in regola con il permesso di soggiorno) e poi subaffittate a 6-7 extracomunitari irregolari. Questi controlli iniziano a dare dei risultati: nell’ultima operazione di qualche giorno fa i carabinieri hanno scoperto due aziende agricole in val di Cornia che reclutavano il personale in modo irregolare: cioè senza visite mediche e senza il documento di valutazione rischi essenziale per la sicurezza. In più molti lacoratori erano irregolari.
Così sono state elevate sanzioni per oltre 55mila euro e denunciate 11 persone. Tra queste anche l’amministratrice unica ed il socio amministratore di un’azienda, entrambi di origine nordafricana, ritenuti responsabili di aver impiegato undicilavoratori ’in nero’. Fra i lavoratori controllati, quattro di età compresa tra 19 e 38 anni, di origine extracomunitaria, sono risultati privi di permesso di soggiorno, pertanto, denunciati in stato di libertà per violazione della norma vigente in materia di immigrazione. Il problema, come si può intuire, non è di facile soluzione, ma oggi ci sono gli strumenti tecnici per intervenire con efficacia. E’ un tema anche di concorrenza sleale: perché le aziende che osservano le regole e pagano secondo contratto rischiano di essere messe fuori mercato da quelle spregiudicate che hanno costi minori.
"Il caporalato resta una piaga dolorosa da disdegnare e punire e che va a penalizzare la stragrande maggioranza delle aziende che svolgono la propria attività in regola" spiega Cinzia Pagni, presidente Cia Etruria.
"La maggior parte delle realtà del territorio assume regolarmente i propri dipendenti – sottolinea Pagni – che anzi, spesso diventano, stagione dopo stagione, quasi persone di famiglia e indispensabili per la vita della propria impresa in quanto garantiscono un lavoro di qualità; piuttosto il problema sempre più annoso è quello di riuscire a reperire personale disponibile a lavorare nei campi e a svolgere un lavoro prezioso quanto delicato". Del resto, le aziende che vanno bene puntano sempre più sulla qualità e sulla certificazione del proprio prodotto.
"Occorre – conclude Pagni – una formazione basata sull’esperienza per adempiere a questi compiti. Ora che il cambiamento climatico sta impattando sulla quantità dei prodotti, è più che mai necessario curarne la qualità. A partire dalla fiducia riposta nelle mani che li lavorano e dal riconoscimento del valore dei nostri prodotti".
Luca Filippi