Alluvione 2017, la battaglia legale continua. C’erano anche l’ex sindaco Filippo Nogarin e l’ex comandante della polizia municipale Riccardo Pucciarelli ieri in tribunale a Livorno. Era il giorno del geometra Luca Soriani – in servizio la notte dell’alluvione come tecnico operativo della Protezione civile – in quanto persona informata dei fatti. Per la Procura le dottoresse Tenerani e Carmassi. Il gup del tribunale Marco Sacquegna ha ammesso la costituzione delle sedici parti civili nel processo per l’alluvione dove morirono otto persone. Sono imputati di omicidio colposo plurimo l’ex sindaco Filippo Nogarin e l’ex comandante della polizia municipale Riccardo Pucciarelli. Il Comune era rappresentato dall’avvocato Silvia Trovato che difende l’amministrazione nel concetto di ’continuità’ legata agli aspetti penali, civili ma anche a quelli del risarcimento danni. Il Comune di Livorno, al momento, non si è costituito parte civile, potrebbe infatti valutare la propria posizione in base alla linea difensiva delle persone coinvolte. Nonostante i lavori che in questi tre anni sono stati fatti per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua, la tragedia dell’alluvione rappresenta una ferita profonda per la città. Era un sabato sera carico di pioggia, quel 9 settembre 2017. Una pioggia fitta che fece gonfiare Rio Ardenza e Rio Maggiore, i corsi d’acqua a sud di Livorno, fino a farli straripare con una potenza inaudita. In viale Nazario Sauro, travolti dalla furia del Rio Maggiore, morirono Glenda Garzelli e il marito Simone Ramacciotti. Con loro anche il figlio, Filippo, e il nonno Roberto. In altri quartieri morirono Raimondo Frattali e Roberto Vetusti, poi Martina Bechini, una giovane che abitava con il marito a Collinaia trascinata via dalla furia delle acque e Gianfranco Tampucci.
"I consulenti del pm hanno scritto nero su bianco che la famiglia Ramacciotti viveva in una casa frutto di irregolarità. L’ufficio comunale, prima dell’amministrazione Nogarin, aveva rilasciato la concessione... Io non capisco: mai è stato aperto un procedimento penale su questa cosa!". L’avvocato di Nogarin Sabrina Franzone non si dà pace. Viene da Genova per difendere l’ex sindaco e ieri mattina ha assistito all’audizione di Soriani (che non siamo riusciti a raggiungere telefonicamente). "Soriani era il tecnico della protezione civile, reperibile la notte della tragedia – dice la Franzone – abbiamo chiesto ai gip di procedere all’audizione di questo testimone, quindi è entrato a pieno nell’atto processuale". Franzone sottolinea un passaggio: "Dalle dichiarazioni di Soriani è emerso che il sindaco è sempre stato reattivo; era Nogarin che ha aggiornato Soriani sul fatto che via Del Corona si stava allagando; sempre Nogarin inviava messaggi ai quali, però, Soriani non rispondeva". Il teste avrebbe ricostruito le sue mosse, quella notte tra il 9 e il 10 settembre. "Che idea mi sono fatta? – dice la Franzone – che Soriani abbia seguito le procedure così come previste dalla indicazioni date da Gonnelli. Ma lui stesso ha ammesso che era impensabile immaginare che potesse esondare il Rio Maggiore". Per l’avvocato però è importante un fatto: "Soriani ha chiamato il sindaco solo intorno alle 5 del mattino, quando è arrivato nella sede dei vigili del fuoco". Poi "i bollettini vengono emessi ogni 3 ore, anche meno in caso di emergenza. Il tecnico della Protezione Civile ha dichiarato di essere costantemente in contatto telefonico con chi emanava i bollettini, ovvero il Centro Regionale. Ma perché non gli è mai venuto in mente di chiamare il sindaco?" La prossima udienza il 19 marzo.
Michela Berti