
Elezioni 2018 (Dire)
Roma, 1 marzo 2018 - Le elezioni 2018 sono alle porte, domenica 4 marzo dietro l'angolo. Nell'intricato labirinto del Rosatellum bis, la nuova legge elettorale, ecco una rapida guida per capire che fine faccia, e a cosa contribuisca dal punto di vista tecnico, il voto espresso sulla scheda.
a cura di ETTORE MARIA COLOMBO
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UNINOMINALE - In ogni collegio uninominale vince, tra i diversi candidati presenti sulla scheda, appoggiati da un partito o una coalizione, quello che arriva primo, anche solo per un voto, su tutti gli altri. Dunque, tutte le sfide nei collegi uninominali (232 alla Camera e 109 al Senato) sono uno contro uno. La logica è mutuata dal sistema maggioritario inglese, tutto basato sui collegi uninominali, e viene detta del "the winner takes it all" (il primo prende tutto).
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PLURINOMINALE - Ci si può candidare solo in un collegio uninominale e fino a 5 collegi plurinominali. In caso di elezioni in più collegi, il candidato si ritiene eletto nel collegio uninominale o nel collegio plurinominale dove la sua lista ha preso la percentuale minore di voti. I collegi plurinominali sono raggruppati in circoscrizioni elettorali. Il metodo di elezione è proporzionale e i nomi dei candidati (da 2 a 4) nei listini di ogni lista servono a determinarlo.
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NORMA DI GENERE - Ogni lista elettorale deve rispettare la norma di genere. Ognuno dei due sessi non può rappresentare più del 60% (e non meno del 40%) di tutti i candidati nei collegi uninominali. Anche nei collegi plurinominali va rispettata la norma di genere per i capilista, mentre la collocazione dei candidati nei listini deve rispettare un ordine alternato di genere (uomo-donna o donna-uomo).
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